La Camera riconosce i bio-distretti come “sistemi produttivi locali”

La Camera riconosce i bio-distretti come “sistemi produttivi locali”

Homepage - La legge riconosce questo tipo di produzione agricola come “attività di interesse nazionale con funzione sociale, in quanto attività economica basata, tra l’altro, sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali, sullo sviluppo rurale e sulla tutela della biodiversità e sulla riduzione delle emissioni inquinanti e dell’effetto serra”.

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La Camera dei Deputati riconosce i distretti biologici come “sistemi produttivi locali”. Con l’approvazione del Testo unico sull’agricoltura biologica, presentato il 22 aprile a Vignanello nell’ambito della conferenza promossa dal Bio-distretto della Via Amerina e delle Forre sulla sostenibilità ambientale e sociale della coltivazione delle nocciole dalla parlamentare viterbese del Partito Democratico Alessandra Terrosi, si considera il bio a livello territoriale per la prima volta.

I distretti biologici nella legge sono descritti come sistemi produttivi locali a spiccata vocazione agricola caratterizzati dalla coltivazione, l’allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare e industriale di prodotti con il metodo biologico, aree queste istituite anche con il fine della tutela delle produzioni e delle metodologie colturali, d’allevamento e di trasformazioni tipiche locali. Il tutto con una particolare attenzione alla tutela dell’ambiente, della salute e della diversità locali.

A questo proposito il presidente del Bio-distretto della via Amerina Famiano Crucianelli dichiara: “se anche il senato approvasse questa legge i distretti biologici che sono delle strutture quasi informali costruite unicamente come atto di buona volontà del Comuni, dei produttori biologici e dell’Associazione Italia Agricoltura Biologica (AIAB) acquisiranno una legittimazione istituzionale importante che ora dovrà fare anche il suo corso nella legislazione regionale”.

La legge riconosce questo tipo di produzione agricola come “attività di interesse nazionale con funzione sociale, in quanto attività economica basata, tra l’altro, sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali, sullo sviluppo rurale e sulla tutela della biodiversità e sulla riduzione delle emissioni inquinanti e dell’effetto serra”.

Nel testo di legge sono presenti tra l’altro un articolo in cui viene destinato un fondo per il sostegno alla ricerca tecnologica e applicata nel settore della produzione agricola biologica essenziale per lo sviluppo e l’innovazione del settore che nel 2016 ha superato i 4,8 miliardi di euro di cui 1,6 legati all’export, come dichiara Crucianelli. “Finalmente una normativa sul campo del biologico che permetterà di uscire e da uno stato confusionale su uno dei campi di sviluppo più importante nell’agricoltura, un settore che in questi anni non ha subito la crisi”.

Foto Fisioterapy Center

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