“Io odio tutti”, la vita di riserva di Mauro Evangelisti

“Io odio tutti”, la vita di riserva di Mauro Evangelisti

Homepage - La vita di riserva. Quella che probabilmente non abbiamo e invece vorremmo avere. Quella che si sogna: un cambiamento radicale. Di città, di amori, di stili di vita. Persino di ideali. E' Il filo conduttore di “Io odio tutti”, terzo romanzo di Mauro Evangelisti, giornalista e firma di punta del Messaggero. La presentazione del volume, curata da Francesco Mecucci (direttore Move Magazine) alla Libreria Etruria.

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La vita di riserva. Quella che probabilmente non abbiamo e invece vorremmo avere. Quella che si sogna: un cambiamento radicale. Di città, di amori, di stili di vita. Persino di ideali. Eppure c’è un cordone ombelicale che noi si taglia mai, che riporta indietro. Inesorabilmente. A rivangare il passato, a riviverlo in qualche modo con diversi anni in più sulle spalle. Più maturi e più coscienti, forse: certamente diversi.

Alessandro è un ex poliziotto, coinvolto in un episodio che lo costringe a lasciare il suo lavoro che pure lo gratifica e gli piace. Durante una manifestazione di piazza, ad una ragazza che gli offre una margherita risponde con una manganellata. Lui che ha sempre vissuto di valori forti (giustizia, rispetto per gli altri, onestà) non può accettare di essere cacciato con ignominia dalla Polizia: se ne va prima. Ma la giovane che voleva regalargli un fiore è Anna, la donna di cui era innamorato e con la quale aveva vissuto una coinvolgente storia. Ma forse quello è solo il pretesto per fuggire, da se stesso innanzitutto.

Il filo conduttore di “Io odio tutti”, terzo romanzo di Mauro Evangelisti, è proprio questo: la ricerca di una nuova identità in un altro angolo di mondo (Bangkok), totalmente diverso dalla Roma tardo decadente che aveva lasciato. Amicizie diverse, la droga (più o meno pesante) che entra nella vita del protagonista, una lingua sconosciuta… Alessandro ci prova, ma il destino lo riporterà a Roma, nella sua città dove ritroverà la stessa Anna e anche Paolo, il suo amico del cuore, nel frattempo diventato parlamentare della sinistra.

Evangelisti, giornalista e firma di punta del Messaggero (con una lunga parentesi di 9 anni nella redazione viterbese del quotidiano romano) si muove nella trama con abilità, disegnando personaggi forti e contrapposti. Certo anche contraddittori nei comportamenti, ma chi non lo è nel vorticoso frullatore che è oggi la vita quotidiana? Location della presentazione del libro, curata da Francesco Mecucci, direttore di Move Magazine che ospita mensilmente i racconti brevi (4500 battute al massimo) scritti dall’autore, la Libreria Etruria di via Matteotti. L’occasione dà anche la possibilità di un’occhiata sullo stato dell’arte della professione giornalistica: “Il ruolo di mediazione che è proprio del nostro mestiere sta finendo. I social network sono la principale fonte di informazione per molti. Non critico e non mi scandalizzo, mi sorprende la superficialità con la quale si postano notizie palesemente false (le cosiddette ‘fake news’)  che per il solo fatto di essere state pubblicate di Facebook diventano vere e largamente condivise”.

Uno sguardo a Viterbo (“Io la trovo molto migliorata rispetto al 1994 quando sono arrivato qui. Voi sicuramente avete una visione differente, ma accade anche a me che sono forlivese quando ritorno nella mia città”) e uno finale a Roma: “Attraversa un periodo difficile, come tutte le metropoli. Mi rendo conto che probabilmente è meno complicato amministrare 60mila abitanti che non 3 milioni… Ma non è una critica alla Raggi che ha ereditato almeno 10 anni di incuria e di problemi irrisolti”.

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