Il rosa del drappo del Cristo avvicina la Crocifissione a Michelangelo e agli Spirituali

Il rosa del drappo del Cristo avvicina la Crocifissione a Michelangelo e agli Spirituali

Cultura - La crocifissione come manifesto della Ecclesia Viterbiensis: Antonio Rocca ed Elisabetta Gnignera illustrano i nuovi scenari di studio emersi per la tavoletta del Museo del Colle del Duomo

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Dall’abito del Cristo crocifisso il nuovo indizio che lega la tavoletta del Colle del Duomo a Michelangelo e all’Ecclesia viterbiensis. Nei giorni scorsi il direttore artistico di Egidio17 Antonio Rocca e la specialista di storia del costume rinascimentale Elisabetta Gnignera hanno tenuto una conferenza nell’ambito di Corpus1462 (la rievocazione del Corpus domini di Pio II che ha aperto il Festival Quartieri dell’Arte) nella quale hanno presentato un nuovo indizio che avvicina ancora una volta la Crocefissione e due ladroni a Michelangelo Buonarroti e all’Ecclesia viterbiensis, ovvero il cosiddetto circolo degli spirituali. Un circolo composto da personaggi di spicco dell’epoca, tra i quali Vittoria Colonna (con la quale Michelangelo aveva rapporti), che si avvicinarono alla figura del cardinale inglese Reginald Pole, condividendo con lui una esperienza sia religiosa che politica: si proponevano di condurre un dialogo con i luterani nella convinzione che all’interno della Chiesa potessero coesistere più orientamenti.

“Una vera e propria anomalia vestimentaria e insieme iconografica, presente nella Crocefissione del Museo del Colle del Duomo, conduce a ipotizzare che questa opera sia stata realizzata appositamente per la cerchia degli spirituali viterbesi, o addirittura per la stessa Vittoria Colonna”.

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Secondo la storica il colore rosa del drappo che cinge i fianchi del Cristo è un elemento iconografico rarissimo e pressoché assente, sia nel Quattrocento, sia negli anni immediatamente susseguenti il Concilio di Trento. “Tale colore – ha spiegato – sia di fatto riservato alle vesti liturgiche indossate durante la Terza domenica di avvento o Domenica Gaudete e nella Quarta domenica di Quaresima o Domenica Laetare, assumendo il significato di gaudio prefigurato nella penitenza nella stessa accezione di senso – secondo la studiosa – in cui Vittoria Colonna descriveva il momento della Crocifissione, definito dalla poetessa arra dell’eterno riso ossia prefigurazione di gioia eterna”.

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Questo concetto ricorre in almeno due sonetti morali di Vittoria Colonna, ha spiegato Elisabetta Gnignera, nei quali il Cristo crocefisso e la crocifissione sono correlati alla gioia. “È un forte indizio – ha aggiunto – di come l’anomalia abbigliamentaria della tavoletta viterbese sia in realtà una sorta di segno in codice per la cerchia degli spirituali viterbesi che traduce in pittura uno degli assunti degli spirituali, messo in poesia dalla stessa Vittoria Colonna”.

L’elemento si unisce all’intuizione avuta da Giampaolo Serone, poi suffragata dai riscontri della archeologa Alessandra Milioni, “secondo cui alcuni degli edifici visibili sullo sfondo del Cristo nella tavoletta viterbese, raffigurerebbero le cinquecentesche terme viterbesi del Bacucco”.

 

Ecco l’intervento integrale in esclusiva di Elisabetta Gnignera

La crocifissione come manifesto della Ecclesia Viterbiensis: Antonio Rocca ed Elisabetta Gnignera illustrano i nuovi scenari di studio emersi, per la tavoletta del Museo del Colle del Duomo

A meno di un anno dalla presentazione del Progetto Egidio 17, il 29 agosto scorso, Antonio Rocca, lo storico dell’arte, ideatore di questa kermesse culturale (2014-17) che pone al centro del dibattito la figura di Egidio Antonini (Viterbo 1462-Roma 1532) potentissimo generale degli agostiniani, filosofo e umanista in contatto con i maggiori intellettuali del tempo, e i portati del suo pensiero, rintracciabili nella più tarda Ecclesia Viterbiensis, ha illustrato, insieme alla storica del costume viterbese Elisabetta Gnignera, alcuni degli scenari di studio più interessanti, recentemente emersi a riguardo della tavoletta con Crocefissione e due ladroni, di presunto ambito michelangiolesco, conservata al Museo del Colle del Duomo di Viterbo. L’occasione è stata offerta da “Corpus 1462”, rivisitazione, in chiave post-moderna, della solenne processione quattrocentesca del Corpus Domini che si snodò per le vie di una Viterbo urbanisticamente ‘ridisegnata’ in parte, dalle ambizioni di Papa Pio II Piccolomini, e attuata nell’ambito dell’edizione 2015 di Quartieri dell’Arte, Festival Internazionale di Teatro.

La conferenza di Antonio Rocca ed Elisabetta Gnignera, tenutasi presso il Polo Monumentale Colle de Duomo, ha visto la presenza di una platea attenta e partecipe alla quale Antonio Rocca ha efficacemente contestualizzato la possibile committenza della tavoletta viterbese negli anni ferventi che videro l’ascesa e il tramonto degli “Spirituali” o Ecclesia Viterbiensis quando, personaggi di spicco, tra i quali Vittoria Colonna, si agglomerarono intorno alla figura del cardinale inglese Reginald Pole, nominato Legato Pontificio al Patrimonio di San Pietro nel 1541, condividendo, nei pochissimi anni che precedettero il Concio di Trento ( 1541-45) un’esperienza al contempo religiosa e politica.

Gli “spirituali” viterbesi infatti, si proposero di condurre un dialogo con i luterani nella convinzione che all’interno della Chiesa potessero coesistere più orientamenti. Di forte impatto sulla cerchia degli spirituali viterbesi, ha sottolineato Rocca, fu l’opera di Marcantonio Flaminio, il quale revisionò e ampliò il cosiddetto Beneficio di Cristo (Trattato utilissimo del beneficio di Giesù Cristo crocifisso verso i cristiani) trattato pubblicato a Venezia – senza l’indicazione dell’autore – per i tipi di Bernardino de’ Bindoni nel 1543. “La crocifissione” pertanto, ha spiegato Rocca, diventa il “manifesto pittorico e iconico del testo-base della Ecclesia Viterbiensis ossia il Beneficio di Cristo di Marcantonio Flaminio”.

Sulla stessa linea anche le importanti anticipazioni rilasciate nel corso della conferenza dalla specialista viterbese di Storia del costume rinascimentale, Elisabetta Gnignera la quale ha rivelato come, una vera e propria ‘anomalia’ vestimentaria e insieme iconografica, presente nella Crocefissione del Museo del Colle del Duomo, conduca a ipotizzare che questa opera sia stata realizzata appositamente per la cerchia degli spirituali viterbesi, o addirittura per la stessa Vittoria Colonna. Secondo la storica, infatti l’anomalo colore rosa del drappo che cinge i fianchi del Cristo crocefisso, è un elemento iconografico rarissimo e pressoché assente, sia nel Quattrocento, sia negli anni immediatamente susseguenti il Concilio di Trento. Indagando il significato liturgico canonico del colore rosa, la studiosa ha infatti spiegato alla platea come, tale colore sia di fatto riservato alle vesti liturgiche indossate durante la Terza domenica di avvento o Domenica ‘Gaudete’ e nella Quarta domenica di Quaresima o Domenica ‘Laetare’ , assumendo il significato di “gaudio prefigurato nella penitenza” nella stessa accezione di senso, secondo la studiosa, in cui Vittoria Colonna descriveva il momento della Crocifissione, definito dalla poetessa “arra dell’eterno riso” ossia prefigurazione di gioia eterna.

La ricorrenza di questo concetto in almeno due sonetti morali di Vittoria Colonna individuati dalla Gnignera (Sonetto LXIII – Sonetto LXXII) nei quali il Cristo crocefisso e la crocefissione sono correlati alla gioia, è, secondo la studiosa viterbese, un forte indizio di come, l’anomalia abbigliamentaria della tavoletta viterbese, sia in realtà una sorta di segno in codice per la cerchia degli spirituali viterbesi che traduce in pittura uno degli assunti degli spirituali, messo in poesia dalla stessa Vittoria Colonna. Nella stessa direzione conduceva anche l’intuizione di Giampaolo Serone, poi suffragata dai riscontri della archeologa Alessandra Milioni, secondo cui, alcuni degli edifici visibili sullo sfondo del Cristo (a destra dell’osservatore) nella tavoletta viterbese, raffigurerebbero le cinquecentesche terme viterbesi del Bacucco.

L’Associazione Egidio 17 in collaborazione con Archeoares, ha annunciato degli ulteriori sviluppi nelle ricerche, i quali includono appropriate analisi scientifiche, e i cui esiti sono in corso di pubblicazione.

Elisabetta Gnignera

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