Il mea culpa di Antonio Delli Iaconi: “Non abbiamo dato voce a chi ha qualcosa da dire”

Il mea culpa di Antonio Delli Iaconi: “Non abbiamo dato voce a chi ha qualcosa da dire”

Homepage - “Ho preso atto - ha detto - che lo scorso anno non abbiamo fatto bene il cammino, ma in certe cose vale più il cammino che l’approdo. Abbiamo fatto un dossier frutto di persone molto brave, ma non frutto di una partecipazione della città"

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Il mea culpa di Antonio Delli Iaconi: “Non abbiamo dato voce a chi ha qualcosa da dire”. L’assessore alla cultura del Comune di Viterbo oggi nella conferenza stampa di presentazione della rassegna cinematografica Immagini dal sud del mondo organizzata da Aucs e al via domani (giovedì 28 aprile alle 19 e 21.30 con Fuocoammare, qui) è intervenuto lungamente di fatto facendo marcia indietro su molto di quanto fatto fino ad oggi dall’amministrazione comunale in tema di politiche culturali.

“Dobbiamo garantire – ha detto Antonio Delli Iaconi – l’uguaglianza dei punti di partenza a chi ha qualcosa da dire. Per fare questo è necessario realizzare cambiamenti nella politica culturale cittadina. Quest’anno ho voluto che qualsiasi cosa fatta fosse fatta in modo ineccepibile”. Presto spiegato il concetto: “Abbiamo fatto un bando per far stipulare le convenzioni con le realtà che hanno storicità, qualità e consistenza. E poi realizzeremo bandi che coprono tutto l’anno per accedere alle risorse. Uno per il primo semestre, uno per il settembre e uno per le festività”.

Dopo mesi di critiche e di porte sbattute in faccia a molte delle realtà culturali del territorio, di fronte ai rappresentanti di Aucs e Arci Viterbo, Delli Iaconi ha spiegato il dietrofront, maturato dopo una riflessione fatta in seguito alla musata presa con la candidatura a Capitale della Cultura 2015, finita anzitempo con un giudizio degradante da parte della Commissione che ha giudicato il progetto. “Ho preso atto – ha aggiunto – che lo scorso anno non abbiamo fatto bene il cammino, ma in certe cose vale più il cammino che l’approdo. Abbiamo fatto un dossier frutto di persone molto brave, ma non frutto di una partecipazione della città e delle componenti di chi produce cultura. Non ha dato in nessun modo, né formale né sostanziale, voce alle realtà che possono dire la propria”.

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