Il futuro della Tuscia passa per “l’economia della bellezza”

Il futuro della Tuscia passa per “l’economia della bellezza”

Editoriali - Come si costruisce un'economia della bellezza? Con calma e fiducia, con speranza e coinvolgendo la popolazione. Se questo modello porterà frutto funzionerà da ispirazione per altri luoghi. Questo il destino di Civita, funzionare da esempio e insegnare che partendo dalle fragilità e dall'unicità è possibile costruire un sistema largo di soddisfazioni. Il cammino è appena iniziato ma rappresenta un punto di svolta e chi riuscirà a comprendere e coltivare avrà buona sorte.

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Civita di Bagnoregio come modello per costruire un cantiere e dimostrare che i territori possono rinascere davvero e stare perfino sul mercato, anche se questo è globale. La conferenza stampa di ufficializzazione della candidatura a Patrimonio Unesco del piccolo borgo sospeso sui Calanchi è l’occasione per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti per lanciare una sfida importante.

Ha coniato anche una definizione mirata: “economia della bellezza”. Il ragionamento è semplice e potente, come solo i ragionamenti semplici sanno essere. In sostanza si parte da un assunto che recita: “I nostri territori sono pieni di ricchezza da mettere a frutto”. Una ricchezza fatta da un mix di elementi: storia, paesaggio, cibo, agricoltura di qualità, artigianato di qualità e anche tradizioni. Una miriade di micromondi che devono imparare a vedersi, tutelarsi, comunicarsi. Tutto questo genera attrattività e questa trasforma il tutto in mercato. 

“Una ricchezza che non può essere delocalizzata”, coglie bene un punto fondamentale Zingaretti. E che rimane sul territorio, a vantaggio di chi lo abita. E fa bene Zingaretti a guardare a Civita, perché lì c’è un lavoro avviato che va esattamente in questa direzione.

“Basta con le monoculture che devastano i territori. Siano queste agricole o industriali”. E’ un altro pezzo centrale del ragionamento. A Bagnoregio tutto questo hanno saputo vederlo e in una manciata di anni hanno “schiuso” un nuovo mondo di opportunità. C’è tanta strada da fare, da aggiustare il tiro ma la strada su cui hanno iniziato a camminare il sindaco Francesco Bigiotti e i suoi ha tante storie da raccontare e tanti altri passi nuovi da scoprire.

E’ la logica del “glocale”, se la si guarda bene. Quel glocale che tanti esperti veri di economia e di futuro e di qualità della vita indicano da anni come dimensione dal volto umano della globalizzazione. Tutto parte e mette al centro le comunità. Le loro caratteristiche, anche le più piccole. Bagnoregio ha una prospettiva interessante, si trova nella condizione del pioniere e può diventare davvero un modello per i piccoli centri della provincia.

Da evitare come la peste la massificazione, il diventare un discount dello svago. Qualità, serve qualità. Esperienze, serve costruire un’offerta turistica basata su esperienze e racconto della comunità. Occorre mettere in atto una costruzione del modello attraverso piccoli e progressivi passi. Perché la ricchezza non solo va vista, ma anche tutelata e messa davvero a frutto. Distribuire, coinvolgere, sono le parole d’ordine giuste. Andare in controtendenza è la chiave. Trovare nella diversità il successo è la ricetta da ricercare e cucinare. 

Come si costruisce un’economia della bellezza? Con calma e fiducia, con speranza e coinvolgendo la popolazione. Se questo modello porterà frutto funzionerà da ispirazione per altri luoghi. Questo il destino di Civita, funzionare da esempio e insegnare che partendo dalle fragilità e dall’unicità è possibile costruire un sistema largo di soddisfazioni. Il cammino è appena iniziato ma rappresenta un punto di svolta e chi riuscirà a comprendere e coltivare avrà buona sorte. 

 

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