Il documento integrale approvato dalla direzione provinciale Pd

Il documento integrale approvato dalla direzione provinciale Pd

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Il testo integrale del documento predisposto dalla Segreteria Provinciale

 

Il gruppo dirigente della Federazione sta monitorando le realtà che andranno al voto il prossimo mese di giugno e più in generale ha messo in atto fino ad ora un lavoro di forte collaborazione con i circoli e le esperienze amministrative e di governo nei 21 Comuni interessati.

Arrivati a questo punto, dopo incontri svolti a livello locale e riunioni promosse dalla segreteria che hanno coinvolto coordinatori di circolo ed amministratori, sentiamo l’esigenza di convocare una direzione provinciale per fine gennaio utile alla definizione di un impianto politico condiviso che il PD dovrà seguire su tutte le comunità interessate dal voto.

Obiettivo di questo documento, predisposto dalla segreteria provinciale durante la riunione dell’11 gennaio 2016, è quello di consegnare alla riunione della direzione provinciale un punto di vista ed una posizione politica, aperta al contributo della direzione stessa, per arrivare ad una proposta vincolante per tutto il PD.- – –

Il turno elettorale di Giugno si caratterizza come uno dei turni più complessi e difficili degli ultimi anni e sarà un test politico nazionale a tutti gli effetti per le caratteristiche dei Comuni impegnati con il voto a partire da gradi città come Roma, Milano, Napoli, Torino.

Le forze di opposizione al PD faranno la loro campagna elettorale con il solo scopo di interrompere o indebolire l’azione del governo Renzi. A questa offensiva dovremo saper reagire mettendo a disposizione scelte credibili e Partito Democratico programmi convincenti e chiari.

Nella sostanza siamo l’unico Partito esistente, con un livello di responsabilità mai visto prima in termini di governo, in un sistema politico figlio della scomposizione della Seconda Repubblica. L’assetto che abbiamo conosciuto fino a qualche anno è venuto meno ed ora è tutto più difficile non foss’altro per il fatto che, nella disgregazione del quadro delle alleanze classiche, emergono nuove forze populiste e antisistema mentre la destra appare ancora come un raggruppamento diviso e alla ricerca di una nuova leadership dopo il collasso del berlusconismo.

Di fronte al rischio che siano le nuove forze populiste a determinare il cambiamento, va evitata la tentazione di trasversalismi e alleanze che poco hanno a che vedere con culture politiche, sensibilità e programmi omogenei ma che rischiano di generare operazioni di pura e semplice gestione del potere.

Piuttosto la barra va indirizzata con coraggio nella costruzione di una iniziativa politica e programmatica in grado di raccogliere attorno a noi le energie migliori della società, collocare le nostre comunità appieno nella sfida della riforma istituzionale che investe anche il Lazio, valorizzando e facendo tesoro dell’enorme patrimonio di atti di governo della Giunta Zingaretti.

In questo quadro c’è l’assoluta consapevolezza di un lavoro politico del PD per determinare le condizioni di una nuova alleanza riformista e di centrosinistra in un rapporto sempre più forte e vero con la società viterbese, a partire da quei settori dinamici ed innovativi che con noi vogliono vincere la sfida di un governo sul territorio che guardi a queste terre in prospettiva.

Questo il difficile compito che ci aspetta: individuare modelli e nuove chiavi nel leggere la società interpretandone le esigenze, aprire al dialogo con tutti quei mondi a cui si faceva prima riferimento, partendo dal lavoro e dall’impresa, affinché possano con noi costruire una proposta e che con noi abbiano quelle affinità culturali e di programma che ci permettano di garantire un percorso non solo di vittoria elettorale ma anche di buon governo per la Tuscia.

Questo significa essere in grado di immaginare un’operazione molto più complessa e difficile rispetto alla nascita di movimenti frutto di aggregazioni di gruppi politici che già hanno svolto una funzione politica in molti centri della Tuscia, spesso da formazioni di centro destra.

Un mondo non proprio riconducibile alla società civile che guarda ad una collocazione “di mezzo” e che non rappresenta la frontiera “avanzata” per un nuovo centro sinistra: in pratica, l’esatto opposto di ciò che si richiede al PD.

Ancor più preoccupante della costituzione di per sé di nuovi movimenti (che comunque saranno chiamati a confrontarsi con la vicenda politica del territorio ed a costruire con noi alleanze di governo), è il fatto che gli stessi siano nati anche e soprattutto grazie ad un impegno incessante di settori del PD.

Movimenti che nascono con la volontà di allargare e rafforzare il centrosinistra rischiano in realtà sul territorio di far implodere il Partito e ciò che rimane di possibili alleanze.

Già con le elezioni provinciali abbiamo fatto esperienza di quanto operazioni di questa natura creino fratture e divisioni profonde nel PD ed in queste settimane purtroppo, in diverse realtà amministrative, verifichiamo anche l’esistenza di un lavoro costruito attorno a chi si trova in opposizione al PD stesso.

Per queste ragioni sempre di più c’è la convinzione che tale deriva porti ad eludere di fatto le normali regole di convivenza proprie di un Partito come il nostro. Il rischio è che le componenti interne al PD non svolgano più la funzione che la storia gli assegna, ricerca e analisi, iniziativa culturale e programmatica ma che diventino contenitori utili alla costruzione di tanti piccoli “partitini” ad uso esclusivo delle stesse.

Accanto alle difficoltà che sopra vengono riportate emerge in tutta la sua gravità la crisi del Comune capoluogo. Le ultime vicende confermano infatti che i nostri timori e le nostre perplessità su questo tipo di operazioni non sono infondati.

Quando tutto è concentrato su assetti e collocazioni la politica svanisce, si perdono di vista gli obiettivi di governo e si piomba in un risiko di cui non abbiamo bisogno. A distanza di sei mesi dall’ultimo rimpasto sono emerse tutte le criticità di una amministrazione che non può continuare a dare l’idea di continue verifiche e innumerevoli rimpasti basati solo sul gioco degli equilibri.

A giugno, anche grazie al contributo della Federazione, si mise la parola fine a quel meccanismo indicando due nuovi ingressi in giunta che servivano a consentire una presenza unitaria del PD e ad aiutare una maggioranza che viveva già una evidente fase di sfaldamento.

Si disse che quello doveva rappresentare l’ultimo ritocco, nei fatti dopo poco tempo abbiamo assistito all’ennesimo aggiustamento per far spazio al nuovo movimento presieduto dal Sindaco stesso.

La crisi esplode per questo ed è aperta attraverso una valutazione che è emersa dal gruppo consiliare e che fa riferimento ad un giudizio complessivo ed articolato in termini di attività amministrativa e di governo della Città e ad una difficoltà oggettiva nel continuare a vivere una dinamica di incertezza.

Ad una difficoltà di quella natura la risposta non poteva essere, e non può essere il continuo rincorrere cambiamenti di assessori o rimpasti di Giunta.

Il gruppo si è espresso ed è giusto tenere conto di una scelta sofferta che pone questioni drammaticamente serie, ciò significa andare a fondo nella riflessione, comprendere le ragioni di quella discussione e di quella scelta non vivendo con superficialità il dibattito come se fosse una “guerra per bande”.

Abbiamo apprezzato lo sforzo ed il lavoro di Fabio Melilli e Riccardo Tramontana, disponibili all’ascolto e più complessivamente impegnati nella ricerca di possibili punti di incontro per il PD e per la maggioranza stessa.

La segreteria provinciale del PD auspica che lo stesso atteggiamento di disponibilità ed attenzione emerga dal Sindaco Leonardo Michelini sapendo che la costruzione di eventuali vie di uscita non spettano al gruppo dirigente regionale, né a Melilli ma principalmente a chi l’amministrazione ha l’onere di guidare.

Presupposto necessario è che Michelini torni a svolgere la funzione di garanzia propria di un Sindaco sostenuto da una coalizione di forze differenti tra loro. Per conto nostro, manteniamo l’impegno ad una larga alleanza di centrosinistra, partendo e salvaguardando le esperienze esistenti sul territorio, oltre che il rapporto con le tantissime liste civiche che nei Comuni ci hanno permesso di vincere e di governare nel corso degli ultimi dieci anni.

Restiamo disponibili a ragionare con tutti quei soggetti che non abbiano imbarazzo a definirsi di centrosinistra e che vogliano praticare politiche di centrosinistra a patto che si verifichino condizioni precise. Non si flirta con la destra sul territorio.

Si rispettano gli interlocutori formali del PD nei circoli così come per il livello provinciale. Si rispetta la discussione ed il confronto sul territorio. Non si costituiscono tavoli provinciali con dinamiche di spartizione stile “unione”. Si valorizzano le esperienze dei Sindaci al primo turno. Si valorizza lo strumento delle primarie come modello di partecipazione e scelta.

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