Il bestiario di H&M: “apocalittici”, “integrati”, “fighetti” e “normal”

Il bestiario di H&M: “apocalittici”, “integrati”, “fighetti” e “normal”

Homepage - Il nastro tagliato nel giorno dell'inaugurazione è ancora caldo e nel capoluogo della Tuscia l'apertura di H&M è sicuramente uno dei temi più gettonati degli ultimi giorni. Fiumi di persone, parafrasando i Jalisse, si sono riversate dalle parti del vecchio e glorioso Upim

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Il nastro tagliato nel giorno dell’inaugurazione è ancora caldo e nel capoluogo della Tuscia l’apertura di H&M è sicuramente uno dei temi più gettonati degli ultimi giorni. Fiumi di persone, parafrasando i Jalisse, si sono riversate dalle parti del vecchio e glorioso Upim, cult per le generazioni cresciute a pane e anni Ottanta, rimesso a nuovo dal colosso svedese dell’abbigliamento.

Così, risalendo dopo decenni le scale mobili di allora, noi de La Fune siamo andati a farci un giro. Abbiamo comprato qualcosa? Non ve lo diremo, ci appelliamo al diritto giornalistico di tutelare l’acquisto. Abbiamo però visto tanta roba, un mare nostrum di tipi umani. Tutti a gironzolare, scrutare, indossare e poi in fila alla cassa. Così abbiamo buttato giù, per i nostri amati lettori, un “bestiario di H&M Viterbo.
I “fashion victims”. Sono coloro che vengono identificati quali soggetti che seguono in modo passivo e acritico qualunque dettame della moda. Li riconosci perché si caricano roba a caso sul braccio sinistro, mentre col destro saccheggiano le stampelle. Le spolpano come farebbe un “chupacabra” e una volta varcata la soglia del mitico negozio entrano in uno stato di trance sciamanica da acquisto. Per loro H&M è qualcosa di più di un negozio di vestiti. E’ l’apertura di un tempio finalmente anche a Viterbo.

Le “madri-docenti in economia domestica”. La scena funziona così: figlio pre-adolescente un po’ scazzato e “pennentone” a traino, non necessariamente al guinzaglio; marito al seguito per l’approvazione finale e poi loro. In mente un solo obiettivo primario: vestire la creatura dalla testa ai piedi di roba accettabile e a prezzi capaci di non farti schizzare la pressione. Tempo medio di permanenza: due-tre ore. Poi a casa in tempo per preparare la cena.

I “bomber”. Quelli nati in un’altra epoca li chiamerebbero, in maniera più arcaica e romantica, “latin lover”. Sguardo da piacione, i più sfacciati anche occhiali da sole per girare tra i capi, movimenti lenti e ritmati: prima avanza la parte destra (spalla-ginocchio) e poi quella sinistra (spalla-ginocchio). Sono tuttavia umani, possiamo garantire. Cosa cercano? Abiti fichi e non solo. Se ci scappa anche il rimorchio l’affare è fatto, dopotutto questo genere di posti sono pieni “di pollastre” (non ce ne vogliano le femministe, si fa per scherzare).

“Le faschion snobber”. Borsetta con manico sul braccio destro, tenuto rigorosamente a novanta gradi. Collo ben dritto e cappottino. Magari giallo. Entrano, testa a destra e a sinistra, poi si posa su qualche maglioncino. Poi le magliettine, poi tutto il resto. Sono a caccia di qualcosa che sia originale, da mischiare con il resto del guardaroba. Solo che poi quando lo cercano non riescono mai a trovarlo, non in negozio ma nel guardaroba.

“I mariti disperati”. Non avrebbero mai varcato la soglia. Non perché sono integralisti contrari alle multinazionali e ai marchi. Insomma, non hanno mai letto “No logo”, al limite ci hanno raddrizzato il porta dvd sotto il televisore. Sono lì, dentro H&M perché la moglie non poteva sopportare di essere l’unica sfigata di Viterbo a non esserci andata. Volto assente, che si ravviva di sorrisi ogni qualvolta la gentile consorte rivolge gli occhi verso di lui. Appena lei si distrae il sorriso scompare. Una volta entrati attivano il pilota automatico, impostato sulle frase: “Se ti piace prendilo”, “Sì, è un’affare”, “Ti sta benissimo”.

“Gli apocalittici”. Tutti quelli che vedono nell’apertura di H&M la fine del commercio nel centro storico e la rovina di tanti negozietti. Ne dicono di cotte e di crude, si avventurano in analisi di mercato da super esperti. Poi alla fine, zitti zitti, anche loro hanno almeno un cappellino del noto marchio. Comprato a Roma però, tanto per pulirsi la coscienza.

“Gli integrati”. Quelli che H&M riporta vita in una zona morta di Viterbo come via Matteotti. Curiosità: tra di loro anche alcuni negozianti di via Matteotti. Se li sentissero gli altri…

Foto Fisioterapy Center

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