I sindacati di base per l’acqua pubblica: “I politici viterbesi disprezzano cittadini e democrazia”

I sindacati di base per l’acqua pubblica: “I politici viterbesi disprezzano cittadini e democrazia”

Homepage - Duro l'intervento dei sindacati di base che accusano il Comune di Viterbo di voler favorire l'ingresso dei privati per superare il disastro-Talete. Un intervento che segue anche la dura presa di posizione di Bengasi Battisti, sindaco di Corchiano, che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa

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“Mentre 77 sindaci della provincia di Frosinone hanno deciso di avviare l’iter per la risoluzione del contratto con Acea, dopo dodici anni di gestione del servizio idrico, per l’elevato costo delle bollette e per la scarsa qualità del servizio, a Viterbo c’è chi prospetta l’entrata del privato come una panacea da sperimentare”. Duro l’intervento dei sindacati di base che accusano il Comune di Viterbo di voler favorire l’ingresso dei privati per superare il disastro-Talete. Un intervento che segue anche la dura presa di posizione di Bengasi Battisti, sindaco di Corchiano, che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa e che potete leggere qui.

“Così – scrive l’Unione sindacati di base – da una società come Talete, incapace di gestire il servizio, si aprirebbe il mercato dell’acqua agli affaristi e agli speculatori che giocano in borsa. Un passaggio ormai usuale nel nostro paese dove, nonostante i processi di privatizzazione abbiano determinato disastri in tutti i settori, i governi degli ultimi venti anni hanno incessantemente e senza soluzione di continuità portato avanti questo progetto di svendita dei beni pubblici al mercato.

I sindacati di base prendono ad esempio la situazione del frosinate dove Acea è stata scaricata da dodici comuni. “Ma basterebbe guardarsi un po’ intorno, ad esempio in quei Comuni dove Acea gestisce da anni il servizio idrico: tariffe alte e sottoposte a ricorrenti aumenti, un contenzioso pesante da parte dei cittadini, condizioni di lavoro precarie e investimenti non effettuati. I cittadini lo sanno bene cosa accade perché è a loro che si chiede, poi, di pagare. Ma come mai i nostri politici locali sembrano sempre non sapere nulla delle vicende che riguardano il benessere e la salute della popolazione?”

Tema dell’intervento anche il Referendum richiesto dal comitato Non ce la beviamo, di cui la Usb Viterbo fa parte, del quale si doveva parlare in I commissione, poi saltata. “I politici viterbesi, il 22 febbraio 2016 non si sono nemmeno presentati per eleggere il presidente della I commissione e poi discutere l’ammissibilità del Referendum comunale sulla gestione dell’acqua. Tale comportamento non solo ha segnato il disprezzo profondo verso i cittadini e la democrazia, ma ha sancito, anche, un ulteriore passo verso il progetto del governo a livello nazione, che va nella direzione della privatizzazione. Il 26 febbraio 2016 saremo, insieme ai cittadini, nella sala consiliare del Comune di Viterbo per mantenere viva la nostra protesta contro la mercificazione dell’acqua. La lotta e la tenacia di chi è consapevole del proprio ruolo in difesa dei cittadini e della Costituzione si attua mantenendosi vigili ed operativi sulle vicende che colpiscono la nostra provincia. L’acqua è un bene insostituibile e deve rimanere pubblico. USB combatte e combatterà per questo”.

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