I diari della motocicletta – Tra le braccia di Stoccolma

I diari della motocicletta – Tra le braccia di Stoccolma

Diari della motocicletta - Oggi ci aspetta un'altra lunga tratta di 650 chilometri, da Copenhagen a Stoccolma. Sembra una giornata soleggiata ma proprio quando stiamo partendo inizia a piovere. Così ci rendiamo conto che la Scandinavia non perdona. Qui d'estate piove di media 20 giorni al mese. Nonostante la sveglia presto partiamo tardi, alle 12.

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GIORNO 3

Oggi ci aspetta un’altra lunga tratta di 650 chilometri, da Copenhagen a Stoccolma.
Sembra una giornata soleggiata ma proprio quando stiamo partendo inizia a piovere. Così ci rendiamo conto che la Scandinavia non perdona. Qui d’estate piove di media 20 giorni al mese.
Nonostante la sveglia presto partiamo tardi, alle 12.

Si parte. Attraversiamo il ponte di Øresund, lungo 8 chilometri e che collega la Danimarca con la Svezia (Copenhagen e Malmö). Semplicemente epico, i pilastri che lo sorreggono sembrano 4 grattaceli di cemento e ferro.

Imbocchiamo subito l’autostrada E4 dove ci aspetterà un lungo viaggio che durerà 7 ore di guida, intervallate da piogge e schiarite. Una nuova nazione ci accoglie, i valichi di frontiera una presenza fantasma, non c’è nessuno a presidiarli.

Pochi chilometri e la “Poderosa in white style” resta a secco. Nessun panico, una K all’orizzonte ci segnala che lì possiamo fare rifornimento, accompagniamo a spalla la signora a due ruote. Anche stavolta la fortuna è sulla nostra strada.

Poi avanti, dritta tutta. In testa riprende “il gioco delle differenze”: qui c’è più movimento su gomma, scorgo auto con a bordo le classiche famiglie composte da genitori giovani con 2 o 3 bimbi biondissimi al seguito. In Italia famiglie così mancano ormai da un decennio almeno. Sale un po’ di rammarico per quello che ci stiamo perdendo nella nostra società adesso.

I pensieri si fanno anche più leggeri, corrono con le nuvole scure che ci sovrastano e ci accompagnano per centinaia di chilometri su una linea immaginaria sempre dritta, sempre uguale.

Ti accorgi che le betulle sono alberi da bosco, alte ed esili, e che un sottobosco fucsia è la sola cosa colorata che spezza la monotonia. Gli odori si fanno acri, frequentemente nauseanti, eppure di fattorie non se vedono molte. E tutti tirano dritto per la loro destinazione.
La strada è tanta, sembra che stiamo correndo su un tapiluran. Qualunque velocità non è mai abbastanza per fare prima.

Ad un certo punto il paesaggio cambia. O meglio la realtà smentisce il pregiudizio che vuole la Svezia una terra noiosa da attraversare. Ci pensa il mare a sorprenderci, i cottage raccolti a mo di villaggi, le dolcissime curve che fiancheggiano la costa.

Sono strade che si lasciano guidare forte, dove il tempo sembra sospendersi e il tramonto mai finire. Il sole ci accompagna fino all’ultimo, finché può. Stockholm ci accoglie di notte, nelle sua eleganza notturna, senza più pioggia e ci addormentiamo nel cuore di questa capitale del Nord tremendamente soddisfatti di essere finalmente qui.






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