I diari della motocicletta – Tour in moto nelle isole Lofoten

I diari della motocicletta – Tour in moto nelle isole Lofoten

Diari della motocicletta - Ore 10:20, ci rimettiamo in marcia lasciandoci alle spalle un'esperienza unica insieme a capodogli di 20 metri e un villaggio remoto in mezzo alla nebbia tutto l'anno o quasi.

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Giorno 15

Ore 10:20, ci rimettiamo in marcia lasciandoci alle spalle un’esperienza unica insieme a capodogli di 20 metri e un villaggio remoto in mezzo alla nebbia tutto l’anno o quasi.

La bellezza del paesaggio che ci aspetta è fino a quel momento al di sopra di ogni nostra aspettativa. Tornanti tra i fiordi, gallerie sotto il mare, ponti che collegano in serie anche 3 isole, risalite tra i monti, cascate, laghi, insenature marine e antichi villaggi di pescatori con i caratteristici “Rorbuer”, case di pescatori su palafitte sospese su un mare di un celeste cristallino. Mare e pesca, questi i protagonisti della vita da queste parti e il forte odore di pesce lo conferma.

La Norvegia indica la E6, quella che percorriamo lungo le Lofoten, come una strada turistica nazionale e troviamo alcuni punti panoramici dove sono state costruite delle opere d’arte e ingegneristiche all’avanguardia, simili a rampe di lancio, per poterci godere il panorama mozzafiato.

Lungo la strada troviamo alcuni cartelli che ci indicano un posto di interesse turistico e decidiamo di uscire dalla strada principale. Dopo circa 15 chilometri troviamo spiagge di una sabbia finissima e talmente bianche che nessuno si aspetterebbe mai di trovare a queste latitudini. Qui siamo nei Caraibi del circolo polare artico. La voglia di tuffarci a mare è tanta. Peccato che l’acqua avrà una temperatura di almeno 7 gradi.

Dopo nove ore in moto finalmente arriviamo ad Å (che in norvegese si pronuncia “O”) l’ultimo villaggio delle bellissime isole artiche. All’arrivo un cartello nazionale ci sorprende: “Museo dello stoccafisso”, scritto proprio in italiano.

Lo stoccafisso in Norvegia non è solo sostentamento alimentare ed economico ma è una tradizione antichissima. Qui scopriamo un’antica storia che unisce due paesi, La Norvegia e l’Italia. Infatti, questi due paesi condividono un’antichissima storia di scambi commerciali iniziata proprio con l’esportazione dello stoccafisso in Italia. Il primo manoscritto sulla lavorazione dello stoccafisso risale al Capitano Pietro Querini, un aristocratico veneto che nel 1432 naufragò nei pressi della Manica a causa di una tempesta.

La tempesta continuò per settimane, trascinando le scialuppe di salvataggio fino alle isole Lofoten. Qui, il Capitano e pochi membri sopravvissuti dell’equipaggio furono salvati dai pescatori locali. Durante il soggiorno su queste isole, Querini scoprì la lavorazione e l’utilizzo dello stoccafisso. La leggenda racconta che i primi stoccafissi giunti in Italia furono portati proprio da Querini al suo rientro in patria.

Da quel momento in poi la Norvegia ha iniziato la grande esportazione di stoccafisso per l’Italia. Proprio questa grande esportazione di merluzzo ha svolto un ruolo importante nel passaggio dalla povertà alla ricchezza di molte città norvegesi. Questo tesoro del nord veniva trasportato via mare lungo la costa per garantire che il clero di Trondheim e i commercianti della Lega Anseatica di Bergen potessero costruirsi la propria fortuna.

Oggi la Norvegia è la maggiore esportatrice ittica d’Europa. In un solo giorno di pesca ad Andenes (dove abbiamo avvistato le balene) possono arrivare fino a 70 mila quintali di pesce. Il fabbisogno per l’intera Italia per un anno o più. Viva la Norvegia.

 


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