“Ho cominciato quest’avventura con un’idea un po’ folle”

“Ho cominciato quest’avventura con un’idea un po’ folle”

Storie - Il diario di "fatiche" di Stefano Brama, lo studente di ingegneria e appassionato di case a basso impatto energetico che ha inseguito un sogno e l'ha costruito. Mattone dopo mattone.

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Il racconto diretto di Stefano Brama, come se fosse un diario di resoconto di tutta la storia. Lo riproponiamo integralmente, così come l’ha scritto lui.

 

“Ho cominciato quest’avventura come in fondo iniziano tutte le vere avventure: con un’idea un po’ folle. Ma partiamo dall’inizio.

Convivevo in affitto con la mia ragazza, Laura, lavoravo in un’impresa edile e cercavo di concludere il corso di studi in Ingegneria Civile alla Sapienza.
Come risaputo, gli studi universitari in Italia sono scarsamente collegati con la sfera lavorativa, e per chi inizia a fare pratica nel mondo reale inevitabilmente la pura teoria comincia a essere indigesta. Vale a dire: ero in pieno “blocco dello studente”.

La crisi economica ha colpito tutti, ma ha letteralmente affondato il settore edile. Quindi anche a lavoro le cose non andavano proprio bene. E poi c’era l’affitto da pagare.
I miei genitori mi potevano sostenere economicamente, così è nata l’idea di liberarsi almeno delle spese per l’affitto acquistando un’abitazione. L’idea è diventata un po’ folle quando la scelta de “l’abitazione” è ricaduta su un vecchio fabbricato alla periferia di Vitorchiano, praticamente un rustico dove si salvavano solo quattro pareti e un solaio di copertura; ma, anche in virtù di un possibile ampliamento, vi intravedevo delle potenzialità.

Ho pensato di contenere da subito i costi e al tempo stesso definire gli spazi in base alle mie esigenze, curando personalmente la progettazione architettonica e le pratiche edilizie; ovviamente supportato da un tecnico qualificato, il geometra Stefano Dellepiaggi, mio amico.
Il primo grosso ostacolo che ho dovuto superare, per il quale siamo tristemente famosi nel mondo, è stata la nostra burocrazia, con le sue leggi contorte, le pile di scartoffie e le inevitabili lungaggini.

E’ volato così un anno della mia vita, durante il quale ho avuto però modo di approfondire tutti gli aspetti tecnici della ristrutturazione: la scelta dei materiali più idonei, degli impianti più innovativi e una costante analisi costi-benefici.

La futura casa stava diventando una scuola di vita e di professione, e lo è diventata ancor di più quando da semplice supervisionatore delle opere ho deciso di improvvisarmi esecutore materiale di gran parte dei lavori.

Ho dovuto scontrarmi con una visione sorpassata, per non dire antiquata, dell’edilizia nel nostro territorio, saldamente radicata nella mentalità di chi opera nel settore: dal costruttore, alle maestranze, fino ai fornitori di materiali.

Viaggiando controcorrente ho fatto scelte a volte coraggiose, perché percorrevano sentieri poco battuti: a chi mi consigliava la classica caldaia a gas, rispondevo con un impianto di riscaldamento a pavimento alimentato a pompa di calore elettrica; a chi asseriva che alle nostre latitudini non facesse così freddo (né così caldo), ribattevo con un isolamento termico a cappotto a elevato spessore; e così via.

Stavo mettendo nella pratica tutto ciò per cui avevo studiato e a cui mi ero appassionato: volevo realizzare una casa energeticamente efficiente, a elevato comfort abitativo e pratica da utilizzare, anzi, da vivere.

Conti alla mano, ho realizzato che non costa poi così tanto raggiungere tali obiettivi; l’ostacolo più grande, semmai, è superare la pigrizia mentale del “si è sempre fatto così”.

L’impianto fotovoltaico, l’illuminazione completamente a led, i serramenti di buona qualità non li ho mai considerati come una spesa extra o inutile, ma una scelta obbligata e un investimento che si ripagherà presto nel futuro.

Dopo due anni di lavori ho perso 7 kg (quelli sì, extra) ma ho acquistato tanta esperienza; a volte ho smarrito la pazienza, ma ho guadagnato in passione e fiducia. Due anni di piccoli, grandi sforzi; nostri e di chi ci vuole bene e ci ha sempre supportato.

Ora io e Laura abitiamo nella nostra “nuova” casa; c’è ancora tanto da lavorare, ma con un po’ d’impegno, tutto si fa”.

Foto Fisioterapy Center

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