Gloria, il diario della costruzione (giorno 3)

Gloria, il diario della costruzione (giorno 3)

Diario di Gloria - Al capannone della Edilnolo continua l'avventura che sta portando, un giorno dopo l'altro, alla costruzione della nuova Macchina di Santa Rosa.

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Terza pagina di ‘Momenti di Gloria’, il diario con cui Bruno Pagnanelli racconta con foto e parole quanto sta accadendo al cantiere della Edilnolo dove un giorno dopo l’altro sta prendendo forma la nuova Macchina di Santa Rosa.

 

Il diario di Bruno Pagnanelli (giorno 3)

Il 16 luglio è un giovedì. Per me è giornata di ferie, visita dal medico che mi dirà “non preoccuparti a questa età è normale”, quel tipo di frase che invece di consolarti ti deprime.

C’è di buono che oggi arriva il generatore, quella cosa grossa che dovrebbe dare la corrente a tutto “il ciborio” (cit.), alle luci, alle catene dei Led che Franco ha collegato fra una parolaccia ed uno sfottò. Inoltre, questo “fabbricatore di corrente autonomo”, permetterà la gestione dell’audio sotto la macchina, permetterà al capofacchino di impartire gli ordini opportuni e di muovere la torre che cammina sotto un unico comando.

9 Chilowatt, mi dicono, che non so cosa significhi ma tutti quelli che me lo rimarcano hanno la faccia fra lo spaventato o/e l’ammirato. Come al solito mi sento un alieno, niente, non ce la farò mai: l’elettricità, ciò che la produce, la conduce e la utilizza non è cosa per me. Con dovizia di particolari mi forniscono informazioni che non capisco e che probabilmente modificano il mio sguardo come quello della mucca che guarda il treno. L’unica cosa che capto è che è silenziato e pesa più di 400 kg e sarà posizionato proprio sopra le spalle dei facchini per mantenere il baricentro basso.

Alessio, Franco, Roberto e il capo di tutto “l’ambaradan” (Vincenzo, il titolare), si mettono sotto la base della Macchina e tramite le ruote la portano fuori all’aperto, spingendola e sbuffando sotto il sole inclemente. La scoperchieranno, come una pentola, sistemeranno il generatore e amorevolmente la ricopriranno.
Arriva una sorte di gru su una piattaforma e un ragazzo bruciato dal sole (non credo dalle vacanze ma da giornate di fatica all’aperto) muove il braccio con la stessa facilità con cui io arrotolo gli spaghetti sulla forchetta. Alessio muove il generatore con un altro braccio. Vincenzo, il titolare, sale su una scala e controlla ogni movimento, ogni passo dell’operazione.

Mirko e Roberto sopra la base a guidare il grosso pezzo di metallo e di elettronica. Poco meno di 20 minuti, due correzioni, un piccolo spessore tolto e uno aggiunto. La base viene richiusa. Franco rimane sotto a guidare da solo il coperchio sulle piastre di aggancio. Da fuori sembra che il coperchio lo inghiotta senza pietà, nel mentre passo sotto per scattare due foto, lui è sudato e spinge come un ragazzo di vent’anni.

Ripenso il fatto che da lì a poco dovrò andare dal dottore a farmi dire che sto invecchiando mentre qualcuno, qui di fronte, mi sta dimostrando che il concetto di vecchiaia è assolutamente relativo di fronte alla motivazione.

Li ammiro, come ho ammirato pochi altri. Saluto tutti, salgo sulla mia macchina, sudato come una bavosa, senza aver fatto assolutamente nulla. Anzi, sì, in effetti ho premuto il bottoncino di qualcosa di elettronico, forse l’unica cosa di cui comprendo in parte il funzionamento.

Foto Fisioterapy Center

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