Gloria, il diario della costruzione (giorno 2)

Gloria, il diario della costruzione (giorno 2)

Diario di Gloria - Continua il lavoro di Bruno Pagnanelli nel capannone della Edilnolo dove è in corso la costruzione della nuova Macchina di Santa Rosa.

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Secondo giorno dell’avventura di Bruno Pagnanelli al capannone dove è in corso la costruzione della nuova Macchina di Santa Rosa. Riproponiamo con foto e parole il racconto del secondo giorno di diario.

 

 

Il diario di Bruno Pagnanelli – giorno 2

Quando mi hanno chiesto di documentare questa avventura ho detto loro che, facendo tutt’altro lavoro, avrei dedicato loro solo dei ritagli di tempo.

Sono al secondo giorno e già sento la necessità di appartenere al loro disordine, ai loro attrezzi, alle loro chiacchiere, ai caffè ed alle sigarette spente sul piazzale “che tanto puliamo dopo”.
Sento già che questo inferno di calore e di anime mi è già entrato dentro. Qualcuno mi dirà poi che si chiama “macchinite”.
Arrivo al capannone dopo una giornata di tutt’altro lavoro, devastato, distrutto, avvilito. Ho passato le ultime 10 ore a combattere e contrattare per altri motivi, con altri, non mi è piaciuto, non è nella mia genetica. La diplomazia non è per me, preferisco le foto, almeno sono esattamente ciò che vedi. Dallo stereo dell’auto esce una struggente “Road back home” di Zakk Wylde e, forse, è già un segnale.

Entro dal varco della ringhiera dipinta di azzurro. E’ quasi ora di chiudere. Ma “loro” sono ancora tutti lì.
Ancora adesso che dovrebbe esser ora di doccia, di un gelato al centro, di un apericena tanto di moda.
Sono tutti lì. Sotto il tendone impestato di caldo, chi con il trapano, chi col seghetto, chi con colla e forbici. Con le magliette bianche con chiazze grandi come i piatti piani, con le gocce di sudore sulla fronte, sporchi come se non ci fosse acqua sulla terra.
L’unica cosa che ti colpisce sono i sorrisi che ti accolgono. Incredibile. Incredibile come possa essere l’unica cosa che percepisci. Il legante è questo. Il sorriso anche se non ne hai più. Forse perché lavorano per costruire qualcosa che diventerà storia, che farà piangere, che terrà bambini terrorizzati e nonni con gli occhi grandi al cielo. Perchè Gloria è lì. E’ già lì. E loro questo lo sanno.

Mi vengono in mente le 10 ore passate precedenti, dove qualcuno o qualcosa mi ha imposto chi incontrare e come comportarmi. Qui invece non ci sono maschere e non serve apparire.
Serve solo comporre, creare, assemblare una meraviglia.
Ai loro volti ed alle loro famiglie, dedico questo set di foto. Si sono messi in gioco. Gli ho detto di ridere, di fare la faccia brutta, di scherzare con loro stessi, di nicchiare, di farmi paura. E loro sono qui, su queste pagine a raccontare quel caldo e quella meraviglia dietro di loro.

Foto Fisioterapy Center

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