Giù le mani, signori

Giù le mani, signori

Editoriali - Cattivo giornalismo o cattiva politica? Dove sta la verità delle cose? C'è chi pensa che questo giornale sia diventato "cattivo". Ma chi è il "cattivo"? E perché lo è? Voi che ne pensate?

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Che la politica e il giornalismo debbano essere come cane e gatto non è una cosa scontata. La faccenda diventa così quando in ballo ci sono gli interessi. Sono gli interessi, che quando diventano contrapposti rischiano di mandare a carte quarantotto anche gli scambi più cordiali e amicali.

Giornalisti e politici hanno rapporti tra di loro, delle più svariate nature. Questo perché condividono lo stesso habitat e spesso gli uni hanno bisogno degli altri e viceversa. Non sto scrivendo Pinocchio e quindi evito di raccontarvi favole. Politica e giornalismo sono due robe che hanno a che fare tantissimo con la gestione del potere, anche in provincia “of course”. E così accade che possa esistere tanto la cattiva politica quanto il cattivo giornalismo. E queste due “arti” (passateci il termine) possono essere tanto preziose quanto dannose per la democrazia e la giustizia e la libertà e il benessere e il futuro di un territorio.

A fare la differenza, come accade sempre nella storia, sono gli uomini. Gli uomini, o le donne, che picchiano sui tasti di una tastiera per buttare giù un pezzo. Gli uomini, o le donne, che fanno discorsi, interrogazioni, mozioni e votano. Tutto questo, mescolandosi, fa la democrazia. I politici e i giornalisti di un territorio sono la cartina di tornasole della libertà e della giustizia che c’è in un posto. Dalla loro onestà verso i cittadini dipendono tante, forse troppe, cose.

Quando un qualche politico si lamenta di una stampa “cattiva”, nel senso che “dà addosso”, possono esserci due ragioni. O ci troviamo di fronte davvero a un “manganellamento” mediatico, pretestuoso e interessato, o a una politica che non accetta contrapposizione alla propria fame di potere e argini alla propria vanagloria ossessiva. Poi però c’è la realtà, ci sono i fatti, le cose che stanno davanti agli occhi di tutti.

Sappiamo da tempo, e oggi ne abbiamo avuto le prove, che all’interno dell’attuale maggioranza a Palazzo dei Priori circola l’idea che questo giornale sia diventato “cattivo”. Ne abbiamo le prove perché candidamente, e di questo gliene siamo grati, un esponente di questa maggioranza ce l’ha confessato in diretta radio. Gli ascoltatori di Sbottonati l’avranno ascoltato. Sono dichiarazioni forti, figlie di un pensiero condiviso all’intero di quel mondo. Sono parole che ci impongono una riflessione interna ma anche un rilancio.

L’esame della realtà ci conferma di non aver mai scritto falsità o cose lontane dal reale, mai abbiamo insultato persone. Abbiamo quindi fatto giornalismo, con tutti i nostri limiti e le nostre incapacità. Quindi cosa c’è che non va? Ci è stato detto che “non perdiamo occasione per dare addosso”. Forse chi pensa queste cose dovrebbe preoccuparsi se le cose che scriviamo sono vere. Perché se fossero vere, evidentemente il problema non possiamo essere noi. Certo alla politica farebbe comodo il silenzio dei giornali. O ancora meglio la pubblicazione semplice dei comunicati che essa stessa produce. O di più l’incensamento costante.

Ci spiace ma non possiamo farlo. Non possiamo farlo perché sogniamo un futuro in questo territorio e ci preme che sia retto da una classe dirigente capace di fare sempre meglio. Una classe dirigente che sia in grado di pensare e di stare nel mondo di oggi. E francamente non ci pare che questa classe dirigente adeguata si sia materializzata. Non la vediamo, pensiamo che non ci sia. Ce l’abbiamo chiaro in mente come dovrebbe essere, costruttrice di sviluppo giustizia e libertà, e quando la realtà va fuori da questi assi lo scriviamo. Quando si raccontano “favole”, si fanno promesse e non si mantengono, quando si decidono cose che producono problemi lo scriviamo.

Questo perché speriamo che la classe dirigente possa essere indirizzata anche da questo semplice giornalismo di provincia, perché in fondo agiamo su una semplice classe dirigente di provincia. Crediamo di poter operare bene e nell’interesse dei più. Confidiamo di coltivare un’opinione pubblica. C’è già tanto, troppo, cloroformio spruzzato sul tessuto sociale locale. I politici attuali hanno già sterilizzato i partiti. Non sono più luoghi di dibattito e di costruzione di visioni. Sono luoghi che hanno tirato giù la saracinesca, club con drappelli di tesserati. E per ogni tessera, o quasi, è possibile azzardare una geografia di parentele, posti di lavoro, incarichi. Togliere anche i giornali, quelli “cattivi”, da questo scenario significherebbe – dal nostro punto di vista – cancellare la speranza di un domani migliore. Significherebbe cancellare la storia e consegnare un territorio a un eterno presente dove le cose non cambiano mai, dove a comandare sono sempre gli stessi, dove le decisioni sono sempre nell’identica direzione.

Con chi ha in mente questo scenario saremo sempre come cane e gatto. Con la speranza che i cittadini capiscano, e siamo sicuri che molti di loro sono in linea con quello che diciamo, e decideranno anche di sostenere con donazioni e sponsorizzazioni il giornalismo. Non solo il nostro, per carità. Ci sono anche altri colleghi, per fortuna, meritevoli. C’è bisogno di capire, di rompere le incrostazioni che strozzano Viterbo. Le incrostazioni che hanno costretto tanti miei amici ad andarsene, i vostri figli a cercare fortuna altrove, voi stessi a una vita difficile per problemi di lavoro o di altra natura.

Questo è il pensiero che ci alimenta. Chiamateci “cattivi” se volete, però giù le mani.

 

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