Fondi europei, Frontini: “Manca una classe dirigente capace di progettualità complesse”

Fondi europei, Frontini: “Manca una classe dirigente capace di progettualità complesse”

Primo Piano - Abbiamo intervistato Chiara Frontini, consigliere comunale d'opposizione e progettista europeo per lavoro. Ci ha tracciato un quadro sulle possibilità per i territori che ci sono nei progetti europei.

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Fondi europei al Comune di Viterbo, un argomento scottante. Il delegato alle Politiche Europee Christian Scorsi ha in buona sostanza ammesso in una recente intervista a Sbottonati che a Palazzo dei Priori deve ancora essere strutturato tutto. Abbiamo intervistato Chiara Frontini, consigliere comunale d’opposizione e progettista europeo per lavoro.

Christian Scorsi ci è sembrato piuttosto imbarazzato su questo tema. In che condizione si trova il Comune di Viterbo?

“Eh, ci credo che è imbarazzato. Non è stato fatto nulla in tre anni di amministrazione Michelini. La situazione del comune di Viterbo è una non situazione. Dall’inizio del mandato non si è stati in grado di attivare nessun fondo europeo. Sono stati portati fondi privati da fondazioni, da Expo, qualcosa è arrivato sulle vecchie misure del Psr. Si tratta di fondi gestiti direttamente dalla Regione Lazio, ma nemmeno un euro è arrivato dall’Europa come progetti. Siamo a zero. Con Scorsi ci siamo anche confrontati sul tema perché faccio questo di lavoro ma non si è concretizzato nulla. Questo è un peccato perché con questi bilanci attuali all’osso quella dei progetti europei rimane l’unica carta che un’amministrazione può giocarsi per fare davvero qualcosa. Sono soldi che se portati a casa potrebbero essere impiegati per finanziare attività di ricerca, cultura e tanto altro. La questione è che servono le capacità”.

Come si comporterebbe Chiara Frontini se fosse sindaco?

“Su questo fronte mi muovere in maniera agile. Dovremmo far sviluppare ai dipendenti del Comune delle competenze specifiche. Nel mio breve periodo come assessore nell’era Marini avevamo messo in piedi un Ufficio Europa, selezionando il personale più motivato all’interno degli uffici comunali. La prima cosa da fare è attivare pratiche di monitoraggio sui bandi europei e occorrerebbe inserire il Comune come partner in una serie di progetti. Farlo da capofila è infatti impegnativo. Nei mesi passati ci siamo confrontati con Scorsi, io ho dato la mia disponibilità a dare supporto in maniera gratuita come consigliere comunale per amore della città. E’ un’offerta ancora aperta. Hanno due anni davanti, salvo colpi di scena che ci auguriamo… Si può fare ancora tanto”.

Ma cosa dovrebbe fare l’amministrazione: affidare a specialisti esterni la realizzazione di progetti o agire con i propri dipendenti?

“Io mi affiderei ad esterni per affidargli la formazione del personale comunale. Non deciderei di subappaltare l’intera gestione dei bandi. Il Comune deve puntare a rendersi autonomo su questo. Se ti affidi a un esterno loro fanno tutto e l’ente diventa dipendente dalle società di progettazione. Così non ti rimane niente nel tempo. Importante è sviluppare competenze interne e ci sono risorse umane nel Comune che potrebbero fare bene”.

La provincia come è messa?

“Non so dirti moltissimo a livello dei vari comuni quale è la situazione. Posso dire invece che nella Tuscia ci sono diverse realtà pubbliche e private: istituti scolastici, cooperative e associazioni; che stanno attivando progetti europei. Un’eccellenza degli ultimi tempi è quella di Quartieri dell’Arte, che ha ottenuto un importante finanziamento per sostenere le proprie attività”.

Cosa si può fare con questi soldi che l’Europa mette a disposizione?
“Tutto quello che non è infrastrutture. I fondi europei veri e propri nella maggior parte dei casi non prevedono infrastrutture. Ci si può finanziare invece eventi, formazione, mobilità, ricerca, innovazione, startup aziendali, efficientamento energetico. Tutta roba che guarda avanti rispetto a dove siamo oggi.

I fondi europei sono in buona sostanza un catalizzatore di posti di lavoro?

“Sì, rappresentano ottime opportunità per tutta quella fascia di giovani laureati che hanno difficoltà a trovare un’occupazione. Potremmo costruire un mercato del lavoro, utilizzando le risorse dei fondi europei per determinare competenze che non sempre la formazione standard trasmette ma anche per generare opportunità di lavoro. Con il mio team di lavoro ogni anno facciamo partire decine di ragazzi per esperienze di apprendimento all’estero”.

Quindi buone pratiche su questo fronte permetterebbe anche ai comuni di incassare di più, aumentando il numero di quelli che lavorando pagano le tasse?

“Sicuramente ma non solo. Finanziando con fondi europei diversi progetti e iniziative che oggi vengono pagati con la spesa corrente si libererebbero soldi in bilancio per fare interventi strutturali di cui Viterbo ha indiscutibilmente bisogno”.

I Comuni hanno imparato a dire che non ci sono soldi, ma forse quello che manca davvero è una classe dirigente adeguata ai tempi che corrono…

“Manca una classe dirigente capace di sviluppare progettualità complesse. Serve una classe dirigente politico-amministrative capace di mettere a rete le associazioni e farle uscire dal loro orticello, perché con questo in Europa non si va da nessuna parte. Poi servono cittadini capaci di pensare in maniera strategica. Buoni cittadini eleggono buoni amministratori e buoni amministratori generano condizioni per determinare buoni cittadini. E’ un circolo virtuoso”.

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