Fersini: “3800 viterbesi a un passo dalla povertà assoluta”

Fersini: “3800 viterbesi a un passo dalla povertà assoluta”

Interviste - Cooperative sociali, famiglia, affidi famigliari, povertà. Il punto della situazione sull'indigenza a Viterbo con l'assessore ai servizi sociali Fabrizio Fersini

ADimensione Font+- Stampa

“3800 viterbesi in povertà relativa, a un passo da quella assoluta”. Fabrizio Fersini traccia il quadro della povertà a Viterbo. Presente negli studi di Radio Verde nei giorni scorsi l’assessore ai Servizi Sociali del comune di Viterbo ha fatto il punto della situazione riguardo l’emergenza sociale della città. “Non abbiamo strumenti sufficienti a livello locale. Per una soluzione servono interventi nazionali come ad esempio il reddito di inclusione sociale, ma anche risposte economiche, perché le persone vogliono lavorare per essere rispettate nella loro dignità”.

 

Ci sono 1300 nuclei famigliari e 3800 persone in povertà, è un dato agghiacciante.

“È un dato da non sottovalutare, anche perché da parte di queste persone c’è una sorta di omertà e di vergogna. C’è un nuovo fenomeno per Viterbo, poi: il barbonismo di appartamento. Ci sono anziani che pur avendo laute pensioni si lasciano al loro stesso degrado e non vanno a ritirarle ed hanno problemi quotidiani. Noi cerchiamo di intercettarli con il volontariato e il servizio come l’Sos Anziani. Dobbiamo però prevenire questa nuova forma degenerazione sociale”

 

Cosa può fare un Comune?

“Deve necessariamente sollecitare la cultura dell’accoglienza. Si può intervenire con il 5% di appalti destinati alle cooperative sociali, ma questo non basta. Se questa percentuale dedicata alle coop. sociali venisse estesa gli enti locali potrebbero intervenire con più forza e potremmo dare qualche risposta in più”

 

Come?

“È un anno e mezzo che ho preso in mano questa situazione. I fenomeni sono cresciuti. L’esigenza è quella di intercettare e monitorare subito i casi di indigenza. Anzi l’esigenza è ormai diventata urgenza. La politica matura non può, prima di prendere provvedimenti, non passare dal capire i fenomeni, capire come nascono e come crescono. Ora grazie al piano di zona abbiamo il segretariato sociale. È un servizio distrettuale su più comuni con una sorta di front-office per gli utenti che hanno una carta servizi di accesso con una cartella sociale che segue il suo percorso storico e gli dedica i vari interventi. Insomma cerchiamo quanto meno di evitare gite in vari enti senza avere risposte”.

 

Uno dei temi più cari per lei è quello della famiglia

“Stiamo mettendo in campo dei provvedimenti per il sostegno a famiglie in difficoltà. Ad esempio a chi è in affido lontano dalle famiglie di origine. Abbiamo stanziato 600.000€ per le case famiglie e 60.000€ per i bambini dati a famiglie. Questo è un decimo rispetto alle case famiglie ed è un dato che ci fa pensare”.

 

Perché questa differenza?

“Dobbiamo lavorare politicamente a sviluppare una cultura dell’affido in famiglia. Non solo per i costi meno alti, ma per una importante risposta affettiva per il bambino. Certo voglio comunque fare un plauso alle case famiglia, ma io credo che possa essere uno dei filoni da perseguire”.

 

Avete fatto un regolamento per i contributi alle famiglie, perché?

“Abbiamo fatto un regolamento per non dare più soldi a pioggia, ma con cognizione in base a parametri certi, perché la famiglia è al primo posto”.

 

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune