Ecco il Masterplan: dal progetto-mura alle ricette per la vita nel centro storico

Ecco il Masterplan: dal progetto-mura alle ricette per la vita nel centro storico

Homepage - Partendo dall’analisi della realtà locale, dal Masterplan emerge quanto Viterbo abbia oggi bisogno di una vera e propria rivoluzione per essere portata al pari con i tempi in cui vive e per poter essere considerata una città Europea compiuta.

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Una città intelligente, cuore vero della Tuscia e capace a valorizzare la propria storia. Sono queste le linee programmatiche sviluppate “Per la città di Viterbo” dal dipartimento di Architettura e Progetto dell’Università Sapienza di Roma e presentate lunedì presso la sala Regia di Palazzo dei Priori, che si sviluppano in idee come il progetto-mura o come quelle per riportare i cittadini a vivere nel centro storico. Allo studio del Masterplan, voluto dall’assessore Raffaella Saraconi, diretto dal prof. Orazio Carpenzano e coordinato da Manuela Raitano, hanno collaborato una decina di studiosi e ha visto la partecipazione di alcuni settori della cittadinanza attiva, anche se l’aspettativa di partecipazione dei viterbesi era più alta.

Partendo dall’analisi della realtà locale, dal Masterplan emerge quanto Viterbo abbia oggi bisogno di una vera e propria rivoluzione per essere portata al pari con i tempi in cui vive e per poter essere considerata una città Europea compiuta. La Fune ha letto il resoconto del progetto, che si inquadra in una “cornice teorica” che “fa leva sul binomio patrimonio-futuro, inteso nella sua doppia accezione di ‘tutela attiva’ e di ‘trasformazione ammissibile’”. Insomma sulla valorizzazione dell’esistente, tutelandolo e trasformandolo.

Il Masterplan insiste sulla forza paesaggistica di Viterbo, dell’importanza della presenza della Valle Faul come punto di partenza dal quale si sviluppa il quadrante “verde” della città che si espande fino alle Terme. E proprio il verde, insieme alle Terme e alla Francigena, costituiscono una delle motivazioni che spingono gli studiosi a chiedere di puntare più sulla marchio di città “Cuore della Tuscia” che su quello di “Città dei Papi”. Dicitura, questa, debole perché non regge il confronto con la vicina Roma.

Una parte interessante del progetto è quella legata alle mura e all’edilizia del centro storico. Le prime dovrebbero diventare luogo di interscambio tra dentro e fuori la città vecchia, con parcheggi, con un anello verde che le valorizzi da realizzarsi mangiando spazio alla ferrovia, da interrare tra le due stazioni di Porta Romana e Porta Fiorentina. Lo studio racchiude queste idee nel “progetto mura” immaginando “il riassetto della circolazione carrabile, l’istituzione di una linea circolare di navette-bus e la realizzazione di parcheggi interrati posti immediatamente extra-moenia, ma con uscite pedonali direttamente intra-moenia”. Tra questi anche quello già annunciato di piazza della Rocca (qui e qui).

L’Università Sapienza suggerisce poi di cambiare atteggiamento verso la storia della città. “L’interesse verso il passato muove da un’assunzione di responsabilità verso quest’ultimo: dal prendersene cura, dalla sua riabilitazione fisica, dalla sua re-invenzione, dalla capacità di riconsegnare il bene alla vitalità dell’uso. L’ipotesi di riutilizzo che proponiamo alterna funzioni legate alla residenza e alla ricettività a funzioni terziarie, legate a servizi per la cultura e il tempo libero”. E qui entrano in campo le idee per riqualificare la vita nel centro e la necessità di rendere appetibile trasferirsi dentro le mura. Non si parla di benefici come i parcheggi sotto casa, ai quali gli studiosi danno “per scontato che un abitante del centro storico sia disposto a rinunciare, ma di un’altra serie di benefit oggi imprescindibili. Punti-a-scomparsa per la raccolta differenziata, aree pubbliche Wi-Fi, reti di mobilità dolce, dispositivi volti all’eliminazione di barriere, sicurezza e salute”. Ma anche “la possibilità di derogare lievemente da alcuni vincoli previsti dai regolamenti edilizi, per rendere abitabili ambienti attualmente fuori norma, per ciò stesso destinati all’incuria e al degrado”.

Tutto ciò da pensare insieme “a operazioni di recupero d’immobili pubblici dismessi; risorse, queste ultime, da destinarsi ad alloggi per gli studenti e al soddisfacimento di una fascia di utenti particolare: la cosiddetta fascia grigia, costituita da coloro che non rientrano nei requisiti per l’alloggio sociale, ma che neppure hanno capacità economiche per accedere al bene-casa, né in affitto né tanto meno in proprietà”.

Dal punto di vista turistico lo studio suggerisce di puntare molto sulla città medievale e poi di “razionalizzare i punti di sbarco pullman turistici, le riqualificazioni di reti di percorsi tematici alternativi, che coinvolgano la funzione turismo in un modo qualificato, non distruttivo dell’autenticità della città”. Di fatto amplificando quanto già si sta cercando di fare con la nuova pensilina da dedicare all’Ufficio turistico, con l’arrivo dei bus al Sacrario e la segnaletica turistica già posizionata in Città nei mesi scorsi grazie ai fondi del Plus. Ma non solo. Il suggerimento è anche quello di diventare il centro di una circolazione radiale che coinvolga i centri storici del territorio comunale, collegabili anche grazie a piste ciclabili.

Su queste linee programmatiche interverranno studenti e docenti provenienti da scuole di Architettura nazionali e internazionali durante un workshop di progettazione, che “svolgerà un ruolo di verifica dei suoi presupposti” e che si svolgerà nel mese di ottobre a Viterbo. Il workshop è promosso dal comune di Viterbo e l’Università Sapienza di Roma con il patrotrocinio dell’associazione nazionale Centri Storici e la Tianjin University (Cina).

Sulla realizzabilità dal punto di vista economico di tutte queste idee occorrerà lavorare duramente, affinché non rimanga un bel libro dei sogni. È difficile infatti quantificare il valore di tutti questi possibili lavori ed interventi, anche se alcuni passano semplicemente da un cambio di prospettiva e da una volontà politica da manifestarsi in atti concreti e mirati, perché la mancanza di soldi non diventi un alibi per lasciare su carta quanto pensato.

 

Foto Fisioterapy Center

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