Ecco Bramante, un altro grande del cinquecento viterbese
Viterbo rinascimentale - Non solo Michelangelo, ma anche Bramante nella patria di Egidio da Viterbo. A ulteriore dimostrazione della grandezza cinquecentesca di Viterbo.
Non solo Michelangelo (leggi), ma anche Bramante nella patria di Egidio da Viterbo. A ulteriore dimostrazione della grandezza cinquecentesca di Viterbo. Sì perché negli anni in cui Bramante lavorava a San Pietro insieme al papa Giulio II, era anche ospite della Tuscia per le Scuderie realizzate a servizio della Rocca Albornoz, nella riconfigurazione dell’edificio operata proprio da Bramante come residenza dello stesso papa Giulio II. Due grandi uomini per due grandi progetti. Uno dei quali a Viterbo.
Le Scuderie sono un’opera sconosciuta ai più, ma che nel Settecento veniva “ammirata da tutte le nazioni straniere e considerata per la più bella d’Italia”, da come si legge in una relazione inviata a papa Clemente XI Albani nel 1703.
Si parlerà anche di questo durante l’incontro in programma sabato 22 novembre alle 11 organizzato dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale in collaborazione con il comune di Viterbo e l’associazione Egidio17 per parlare del restauro delle Scuderie che restituirà a Viterbo un edificio che era stato colpito dai bombardamenti nel 1944 e rimasto in stato di abbandono fino al 2012.
La storia delle Scuderie è un’altra di quelle storie dimenticate, insieme a quella di Michelangelo, di Egidio da Viterbo, di Vittoria Colonna e dell’ecclesia viterbiensis. È quasi incredibile che Viterbo abbia potuto dimenticare una delle parti più importanti ed identificativi del proprio passato e che ancora oggi fatica ad investirci.