Di Tuscia di più- Facciamo un salto a Caprarola

Di Tuscia di più- Facciamo un salto a Caprarola

Di Tuscia e di più - Questa settimana, “Di Tuscia e di più” vi porta a conoscere un altro borgo che, come Bagnaia con Villa Lante o Bagnoregio con Civita, anziché risplendere della celebrità di un attrattore turistico bello e importante, ne vive piuttosto all’ombra: parliamo di Caprarola

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Questa settimana, “Di Tuscia e di più” vi porta a conoscere un altro borgo che, come Bagnaia con Villa Lante o Bagnoregio con Civita, anziché risplendere della celebrità di un attrattore turistico bello e importante, ne vive piuttosto all’ombra: parliamo di Caprarola, il cui centro storico è quasi totalmente ignorato dal flusso dei visitatori del magnifico Palazzo Farnese, ma che racconta una genesi ed uno sviluppo urbanistico davvero interessanti.

L’origine del nome è alquanto incerta, anche se la tradizione popolare lo lega all’allevamento delle capre e dei suini, derivandolo dall’unione di “capra” e “harola” (il recinto dei maiali) a cui si lega anche la leggenda della capra Amaltea, che secondo il mito greco avrebbe allattato Zeus salvandolo dalla morte.
Fino al medioevo, non abbiamo un consistente nucleo abitativo e fino al Rinascimento il territorio passò sotto il dominio di diverse potenti famiglie come i di Vico, gli Orsini, gli Anguillara e i Riario – Della Rovere, fino a giungere, nei primi anni del Cinquecento, nelle mani dei Farnese a cui deve la sua fortuna.

Di forma allungata, Caprarola sembra quasi una grande appendice del Palazzo che domina maestosamente su di un’altura. Il percorso più scontato e meno faticoso è sicuramente quello che, arrivando dalla sommità del pendio e avendo come ovvia tappa la grande villa manieristica, dall’alto digrada verso il borgo che, però, viene spesso dimenticato o sottovalutato. Nella maggior parte dei casi, si visita il monumento ma viene tralasciata la sua radice urbanistica.
V’invito, invece, a iniziare il percorso proprio dal basso, dai piedi della Via Dritta (oggi via Nicolai) che, nella seconda metà del XVI secolo, il Cardinal Alessandro Farnese jr volle per creare una guida prospettica al Palazzo, sventrando, di fatto, l’antico borgo medievale. Un susseguirsi di facciate tardo-rinascimentali e barocche incorniciano questo percorso trionfale che fece da scenografia all’arrivo in pompa magna di papa Gregorio XIII quando, nel 1578, venne in visita a Caprarola, ospite dei Farnese nella loro fastosa residenza.

Fontane di epoche differenti – memoria degli ingegnosi lavori di convogliamento delle acque ai giardini della villa ma di cui beneficiò anche il borgo – costellano il tracciato che, mano a mano che si sale, si apre come un sipario svelando lentamente la magnificente facciata vignolesca. L’effetto scenico è affascinante, quello ottico impressionante: distanze che, all’occhio, sembrano brevi sono in realtà coperte da più passi di quanti ce ne aspettiamo.

Per scoprire cosa rimane del nucleo più antico bisogna inoltrarsi nei vicoli che si aprono ai lati della Via Dritta e che terminano affacciandosi sui profondi fossi boscosi scavati dai torrenti. Ad uno sguardo attento emergeranno profili di torri e bastioni, tratti di cinta difensiva e muri di edifici medievali. Gli archetti più antichi che allacciavano le dimore del nucleo originario dell’abitato, dovettero lasciare spazio ai grandi ponti cinquecenteschi costruiti per superare i dislivelli del terreno scavalcando i rioni medievali in modo da conferire continuità lineare alla Via Dritta.

Camminando tra i vicoli ci si imbatte in piazzette e chiese, come la quella della Madonna della Consolazione dallo stupendo soffitto in legno scolpito e dipinto: all’interno è custodita anche una pregevole opera recentemente attribuita ad Annibale Carracci. Il Centro Studi e Ricerche di Caprarola ne garantisce l’apertura la domenica mattina dalle 9,30 alle 12,30 o su prenotazione all’indirizzo email pini1@libero.it.
Da non perdere anche la Chiesa di Santa Teresa, quel grande complesso monumentale che si scorge da Palazzo Farnese al di là della profonda valle, in cui una pregevole tela di Guido Reni abbellisce l’altare maggiore.

La prossima volta che avete intenzione di visitare il Palazzo Farnese ricordatevi, dunque, di fare una passeggiata anche per il borgo di Caprarola, approfittatene per acquistare le ottime nocciole D.O.P. e gustare le specialità del posto in una delle tante botteghe lungo la Via Dritta o in un qualsiasi ristorante del centro storico: le vostre papille gustative vi ringrazieranno.

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