Dalla luce all’occhio, poi l’eccellenza: intervista al fotografo Enrico Diviziani

Dalla luce all’occhio, poi l’eccellenza: intervista al fotografo Enrico Diviziani

Homepage - Ha recentemente fatto il suo ingresso nell’Associazione Nazionale Fotografi Matrimonialisti (ANFM). Assieme a lui, soltanto due in tutta la Tuscia: entra a far parte dei quarantacinque migliori fotografi matrimonialisti della Regione Lazio, collocandosi tra i primi cinquecento a livello nazionale.

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Enrico Diviziani, 28 anni. Cresciuto a Bagnoregio, nella Tuscia. Il suo ingresso nella più prestigiosa associazione di fotografia matrimoniale: Associazione Nazionale Fotografi Matrimonialisti (ANFM), lo inserisce nella ristretta élite di maggiori professionisti del suo settore, rendendo eccellenza il suo impegno. Racconta ai lettori qual è il suo lavoro e come si svolge, la sua passione per le rappresentazioni dell’amore e la volontà di continuare a migliorarsi. 

Tracciamo una linea del tempo: come ti sei avvicinato alla fotografia? In particolare quella matrimoniale?

La prima macchinetta fotografica che ho avuto per le mani non era mia, ma di un’amica. Già da quel momento cominciai a percepire una inconsapevole attrazione: non era nulla di definito, semplicemente reputavo bello quell’oggetto. Mi piaceva l’idea di poter modellare la vista attraverso il vario utilizzo dei settaggi e della luce. Ovviamente poco tempo dopo, a circa vent’anni, ho acquistato la prima reflex. Da lì in poi è stato tutto un crescendo: come tanti ho cominciato a portarmela sempre dietro, nel tempo libero, ma all’epoca non sapevo nulla di tecnicismi, cercavo solo di sviluppare un occhio critico e un gusto personale. Dopo aver raggiunto maggior consapevolezza, mi proposi di contattare qualche professionista, per mettermi alla prova e guadagnare qualcosa in più. Mi presentai in uno studio che si occupa tutt’ora di fotografia matrimoniale, con un lavoro che avevo svolto per il Comune di Bagnoregio sui mestieri antichi come biglietto da visita. Il lavoro piacque e io cominciai a collaborare con loro come secondo fotografo: iniziai pian piano a conoscere le dinamiche del matrimonio, lasciando che queste mi catturassero. D’altronde, si potrebbe dire che ci siamo incontrati, vista la passione che ho sempre avuto per le tematiche legate all’amore e tutte le sue rappresentazioni; quindi nella fotografia matrimoniale ho semplicemente sentito di aver trovato il mio ambito d’applicazione, capendo questo ho cominciato a sviluppare e ad apprendere con il massimo dell’interesse e della costruttività, arrivando a oggi.

Viviamo in un’epoca dinamica e veloce, in cui il web sovrasta qualsiasi altro media, con un livello di partecipazione sorprendente. Attraverso i social network, in particolar modo, si è sviluppata una tendenza a voler mercificare il proprio vissuto quotidiano; questo porta alla luce sempre più contenuti amatoriali, specialmente in ambito visivo (in altre parole, la fotografia è alla portata di tutti). Trovi deleterio tutto ciò per il tuo lavoro?

Comincio a risponderti dicendo che mi sento felice di essere arrivato dove sono ora, nonostante sia cosciente che per raggiungere gli obiettivi preposti mi manchi ancora un’eternità; continuo confermando che a questo punto ci sono arrivato solo e soltanto grazie ai social e al web in tutta la sua totalità. La mia vetrina è il virtuale: chi mi conosce, chi mi contatta, lo fa perché ha già avuto modo di prendere visione delle foto, ribadisco, sul web. Ci può stare il contatto personale, ma che sia il parente più stretto, o il conoscente più lontano, sicuramente chiunque si rivolge a me in ambito lavorativo, ha già visto i lavori. A mio avviso, poi, i social hanno un enorme punto in loro favore (parlando di fotografia): allenano l’occhio dello spettatore, e lo fanno per forza di causa, vista la dose di bombardamenti visivi che ogni fruitore subisce quotidianamente. C’è più coscienza, dunque, e più abilità nel valutare il potenziale di ciascuna foto; questo rende il mio mestiere, nel 2019, molto più meritocratico, perché se vali, le persone se ne accorgono e tu vieni premiato. Una porta che di sicuro è stata scardinata, è quella della continuità lavorativa dei soliti e meno aggiornati fotografi. Ovviamente, come in molti altri settori, web e social creano più concorrenza, ma una sana competizione ha sempre giovato qualsiasi tipo di attività.

Il mestiere del fotografo è in parecchie occasioni considerato come “astratto”, molto spesso sottovalutato, per assurdo in alcuni casi svalutato, anche. Sembra quasi difficile per molte persone comprendere che sia possibile vivere di fotografia. Cosa hai da dire a riguardo?

Sembrerà quasi banale, ma dipende tutto dalla mentalità di chi c’è dall’altra parte. Per quanto mi riguarda, non ho mai percepito di essere svalutato: una volta pattuiti sia il costo che il tipo di servizio, i miei clienti sono sempre andati avanti convinti della loro decisione, senza mai sminuire la mia professione. Differente è la parte precedente dell’approccio. In tanti si mostrano scettici, o magari soltanto disinformati, ed esordiscono con fiere affermazioni, del tipo “cosa ci vuole, si preme un tasto e la foto è fatta”, ma questa è più propria dei non-clienti, più una situazione da bar. Affrontare questo tipo di discorso lo si fa, di nuovo banalmente, comportandosi da professionisti: dipende da come ci si vende, da come si illustra il proprio progetto, da come si riesce a creare la giusta sinergia con la coppia. Se questo connubio di elementi funziona, nessuno sminuirà il tuo lavoro. Mi piace dire che non sono mai io a fare le foto, ma che, dato il giusto equilibrio, queste si fanno insieme; quindi l’aspetto empatico gioca un ruolo forte, anzi fondamentale. Tutto sta nel crearlo. Se ci si riesce, decade ogni tipo di pregiudizio.

Parlando di concretezza, invece, è necessario parlare del tuo recente ingresso nell’Associazione Nazionale Fotografi Matrimonialisti (ANFM), che è il motivo per cui sei qui. Nella Tuscia, la tua terra, siete soltanto in tre, solo quarantacinque a livello regionale. Un traguardo piuttosto tangibile che dà spazio al merito personale e ti include in una ristretta élite nazionale di professionisti: come ti senti a riguardo?

Senza dubbi. Ho sentito parlare di ANFM qualche anno fa (questo è il loro decimo anno di attività); mi sono candidato con l’intenzione di far valutare i miei lavori da un team di esperti e, ovviamente, in caso di esito positivo, essere ammesso con garanzia dell’associazione ed entrare a far parte dei cinquecento migliori fotografi matrimonialisti, a livello nazionale. Direi che è andata bene. Momentaneamente il sentimento che prevale è quello dell’euforia, bilanciato da una buona dose di timore, ma questo è il mio carattere; sono conscio del fatto che questo ingresso rappresenti solo un piccolo gradino, tuttavia è piuttosto gratificante. Qui si trovano davvero i migliori, alcuni con alle spalle riconoscimenti e premi ricevuti in competizioni estere; senza azzardare, lo definirei l’Olimpo della fotografia matrimoniale italiana. Credo sia l’aspirazione di chiunque lavori con una reflex in questo settore, tutti vorrebbero esserci dentro. Chi afferma il contrario, mente. Io, dal canto mio, aspetto di sentirmi parte di questa famiglia e di apprendere da loro più che posso.

Parliamo delle giornate lavorative: come le affronti? Segui una metodologia specifica durante i servizi fotografici o lasci che siano le varie circostanze a influenzare il tuo operato?

In seguito all’ingaggio, la prima cosa che faccio è pensare intensamente all’impostazione del servizio, in relazione alla coppia, cercando di concepirlo perché rispecchi i loro caratteri. Arrivando al giorno prima, poi, cominciano le preoccupazioni in rapporto alla giornata: controllo gli accessori, i settaggi delle macchinette, parlo e mi scambio idee con eventuali collaboratori. Poi c’è il giorno X, dove si seguono le varie fasi: dalle vestizioni alla cerimonia, le esterne e il ristorante, fino ad arrivare alla torta. Così elencato il “rituale” può sembrare ripetitivo, ma non lo è affatto. Ogni matrimonio ha la sua storia, le sue circostanze e sensazioni. In tutto questo io sono sempre lì, con loro, ed è ovvio che cerco di differenziare ogni servizio di reportage con location (le esterne) e pose diverse. Ma le mie decisioni sono conseguenti alla loro intimità, che necessariamente vuole e deve trasparire dai miei scatti. In seguito a questo, c’è il lavoro di editing, che porta al prodotto finito.

Le tue fotografie sembrano dare molta importanza a contesto e ambiente, su cosa si focalizzano i tuoi scatti e quanto è importante lavorare nel territorio in cui sei cresciuto?

Conoscere i posti dove andare a scattare, è essenziale. Mentre nelle location scelte dagli sposi, ci si deve affidare al proprio sesto senso, quelle in cui sei tu ad avere la libertà di decidere sono ben differenti. La meticolosità nel selezionarli è importantissima, perché in buona parte giustifica quello per cui si è pagati. Lavorare nella mia terra gioca in mio aiuto, e uno dei motivi per cui lo dico, può essere il semplice sapere dove, in un dato orario, la luce è migliore. Fare dei servizi in zone che non si conoscono, implica maggiori sopralluoghi e accertamenti; in generale, però, spendo molto tempo in questo. Per il resto, mi affido alla composizione, alla gestione della luce e al mio occhio, che deve sempre essere allenato e pronto ad improvvisare, se necessario, per far sì che vengano valorizzate le personalità dei clienti. Tutto sfocia in una decisione che dura una frazione di secondo, ma il bello è questo.

Circoscriviamo l’argomento. Definiresti ostile il settore della fotografia matrimoniale? Cosa lo differenzia dagli altri ambiti d’applicazione?

Sono di parte, ma per me la fotografia matrimoniale è la più bella. Nonostante cerchi ogni volta di trasmettere la passione che ho, però, mi trovo sempre a dover giustificare quello che chiedo e quello che faccio, a causa dell’immagine generale che ritrae questa branchia del settore come di “serie b”. Dietro c’è un universo in più: fortunatamente questa percezione si sta evolvendo verso una maggior considerazione e, grazie anche al grande lavoro di informazione della stessa ANFM, la fotografia matrimoniale sta iniziando a ricevere quel che merita. Non è serie b, ma è “serie a” tanto quanto le altre e, come le altre, ha le sue specifiche caratteristiche che la rendono grande: dinamismo, velocità, ritratto, paesaggio, interni, tempistiche strette. C’è tutto. Il settore è difficile, ma se ci si mettono passione e impegno, con una buona dose di bravura, le difficoltà si vincono. Io ci credo.

In ultimo: progetti per il prossimo futuro? Attraverso quali mezzi è possibile contattarti per un reportage matrimoniale?

La cosa che mi preme di più, è riuscire a valorizzare maggiormente Civita di Bagnoregio. Sono cresciuto avendola davanti agli occhi e non posso fare a meno di desiderarlo; c’è già stato modo di fare qualcosa, ma con una location come questa si deve puntare più in alto, magari contando sull’aiuto di qualche amico fornitore. Per i contatti: esiste il mio sito web: enricodiviziani.com, potete trovarmi su matrimonio.com , il sito di matrimoni più visitato in Italia; sarò presente, d’ora in poi, sul sito anfm.it e sulla piattaforma mywed.com.

 

   

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