Corpus Domini 1462 – Quando Viterbo divenne la “dimora degli dei”

Corpus Domini 1462 – Quando Viterbo divenne la “dimora degli dei”

Homepage - STORIE - "Tutti coloro che entrarono in Viterbo in quel giorno credettero di essere entrati nella dimora degli dei e non fra le abitazioni di esseri umani e raccontarono di aver visto la patria celeste, ancor vivi in carne e ossa". E' questo un passo scritto direttamente da Pio II, il papa che volle nella città che è oggi capoluogo della Tuscia una memorabile festa per il Corpus Domini del 1462.

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STORIE – “Tutti coloro che entrarono in Viterbo in quel giorno credettero di essere entrati nella dimora degli dei e non fra le abitazioni di esseri umani e raccontarono di aver visto la patria celeste, ancor vivi in carne e ossa”. E’ questo un passo scritto direttamente da Pio II, il papa che volle nella città che è oggi capoluogo della Tuscia una memorabile festa per il Corpus Domini del 1462.

L’intera Viterbo venne trasformata in un grande luogo teatrale. Le strade percorse dalla processione, partenza dalla Rocca Albornoz (che ospitava lo stesso pontefice) e arrivo al duomo, furono coperte di drappi e strutture magnifiche. Venne inoltre tracciato un percorso a tappe e a ognuna di queste corrispondeva una messa in scena. E ognuna di queste era stata curata da un cardinale. La Passione e l’Ultima Cena vennero rappresentate in prossimità della Svolta, la Resurrezione di Cristo in piazza del Comune e l’Assunzione della Vergine nella piazza del Duomo. In piazza delle Erbe venne messo in scena, curato da Rodrigo Borgia (futuro papa Alessandro VI), l’omaggio di cinque re al papa e la lotta tra un selvaggio e un leone. Tra il sottopassaggio del Corso e l’Urcionio venne inscenata invece la lotta tra San Michele Arcangelo e il diavolo/drago.

In sostanza, per quel 17 giugno, venne organizzata una processione spettacolare con i cosiddetti misteri. Per rendere particolarmente realistiche e coinvolgenti le rappresentazioni vennero utilizzate anche della macchine meccaniche, sul modello di quelle messe a punto a Firenze da Brunelleschi. Questi macchinari servivano per far sollevare i figuranti da terra e simulare scene di ascesa al cielo, tra le braccia del Padre. 17 cardinali e 20 vescovi accompagnarono Pio II lungo il percorso di questa grandiosa processione teatrale. E proprio al passaggio dell’erede di Pietro si attivavano le varie scene.

150mila fedeli giunsero a Viterbo, per ricevere dal papa la promessa indulgenza plenaria. La zona del duomo non poteva contenerli e si radunarono tra la vallata di Faul e gli attuali giardini del Vescovato. Fiori e bellezze di ogni genere colpirono la vista di questi visitatori che, proprio come ebbe modo di dire Pio II, pensarono per quel giorno di aver fatto visita al paradiso.

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