Contardo: “Con questa edizione di San Pellegrino in Fiore si è fatto un passo indietro”

Contardo: “Con questa edizione di San Pellegrino in Fiore si è fatto un passo indietro”

Politica - Si è appena chiusa la prima edizione di San Pellegrino in Fiore dell'era Michelini. Siamo andati a sentire il parere di Enrico Maria Contardo, criticato negli anni passati per delle edizioni che introdussero elementi di rottura che sono stati archiviati.

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San Pellegrino in Fiore 2014 è alle spalle. In questi giorni abbiamo scritto alcuni pezzi sull’argomento. Abbiamo cercato di raccontarvelo e commentarlo. Abbiamo tirato in ballo le edizioni, dell’era Marini, curate dall’allora assessore Enrico Maria Contardo. Furono abbastanza criticate ma forse in quel biennio 2011-2012 c’era un qualcosa su cui sarebbe bene fermarsi un momento a riflettere. Abbiamo disturbato, per accendere un dibattito proprio su questo, il protagonista di quegli anni: Contardo.

 

Ha visto San Pellegrino in Fiore? Le è piaciuto?

 

“Devo essere sincero.   Non ho seguito questa edizione della manifestazione perché impegnato in campagna elettorale, per il mio incarico di vicecoordinatore di Forza Italia nella Tuscia. Mi è capitato di avere sotto gli occhi qualche foto”.

 

Ci sono venute in mente le edizioni che lei curò da assessore. Furono abbastanza criticate ma introdussero anche degli elementi su cui sarebbe bene riflettere. Uno su tutti: affidare il disegno della manifestazione a degli esperti, a degli architetti. Come vi era venuto in mente e perché?

 

“San Pellegrino in Fiore veniva da un periodo di crisi di idee. Allora il Comune pensò, per rilanciare la manifestazione, quasi di commissariarla e farla propria. Nacque così l’intuizione di lanciare un concorso di idee. Avvertivamo il bisogno di una manifestazione capace di utilizzare fiori e piante per valorizzare Viterbo. A nostro avviso era necessario cambiare un po’ le regole del gioco. L’idea era quella di lasciare liberi i monumenti della città per farli vedere in un’ottica diversa, costruendo intorno una cornice di fiori e piante. Non volevamo ricoprire le fontane di fiori ma coprire tutto il resto, valorizzando i monumenti e le bellezze cittadine”.

 

Fu un tentativo di sprovincializzazione?

 

“Fu un tentativo di lancio a livello nazionale. La prima edizione si chiamò sempre ‘San Pellegrino in Fiore’ e ci furono critiche per il “mercato ortofrutticolo di San Carluccio”, ricordo che così venne chiamato. Ricordo una piazza coloratissima, piena di frutta. A mio avviso fu un’istallazione bellissima. La seconda edizione la chiamammo proprio ‘Viterbo in Fiore’, per tentare proprio il lancio a livello nazionale. Ci fu il problema dei fondi della Regione che tardarono ad arrivare, posticipammo a metà maggio e la manifestazione rimase dieci giorni. Bellissima, c’erano le piante acquatiche a San Carluccio, i tulipani a Palazzo Papale…”

 

Quest’anno si è fatto un passo indietro?

 

“Assolutamente sì. Non voglio criticare perché ho visto solo qualche foto. Certo se tu una manifestazione di questo tipo non la lanci sotto il nome di Viterbo e non fai pubblicità nazionale resta un qualcosa di indicato per i cittadini viterbesi e per quei pochi turisti che la conoscono già. Un ambito abbastanza provinciale”.

Foto Fisioterapy Center

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