Comunicazione tra adulti e bambini al MIP 2014, l’intervista alla psicologa Elisa Fumarola

Comunicazione tra adulti e bambini al MIP 2014, l’intervista alla psicologa Elisa Fumarola

Cronaca - Comunicazione tra adulto e bambino, come funziona? La dottoressa Elisa Fumarola anticipa in un'intervista il tema del seminario MIP di giovedì 22 maggio.

ADimensione Font+- Stampa

MIPComunicazione tra adulti e bambini al centro dell’incontro MIP del prossimo giovedì 22 maggio. L’appuntamento è presso l’Istituto Comprensivo A. Moro, via Martiri di via Fani 18 a Sutri. Il titolo del seminario è: ‘Non so come parlarti: comunicare e parlare con adulti e con bambini’. Per avvicinarci all’argomento abbiamo intervistato la psicologa e psicoterapeutica Elisa Fumarola.

 

In cosa si differenzia la comunicazione del bambino da quella dell’adulto?

 

Sappiamo che per ogni persona (adulto o bambino) comunicare è parole e gesti, movimenti, intenzionalità, ascolto e relazione. Ma ogni persona  a differenti età gestisce questi aspetti in modo a lui/lei proprio, legato alle convenzioni apprese nella crescita ed alla sua maturità fisiologica ed esperienza. Nell’adulto l’esperienza di fatti e persone  e la maturità rende l’individuo esperto nel produrre e gestire situazioni in cui la comunicazione (verbale e non) è spesso poco legata al concreto, ambigua e ambivalente, mentre i bambini non capiscono e anzi sono messi in confusione o danneggiati seriamente dalle ambivalenze e/o dai sottintesi propri della comunicazione adulta esperta. I bambini al contrario esprimono in modo chiaro un pensiero concreto e il loro linguaggio è semplice e lineare, così come la gestualità del corpo e del volto è molto espressiva e si serve spesso, soprattutto nella prima infanzia, di pianti, mugugni, risate, manifestazioni di gioia ed entusiasmo, e altro. È una modalità che in molti casi disarma gli adulti costringendoli a fare i conti con un’immediatezza a cui spesso non sono abituati.  D’altro canto alla immediatezza si aggiunge lo spessore e la profondità delle emozioni e delle problematiche vissute che spesso si modulano e si traducono attraverso stati di “sofferenza”, “malattia”, del  corpo: il corpo del bambino spesso diviene ( e nell’adulto potrà evolvere e mantenersi) veicolo di comunicazione profonda dei disagi, a volte impossibili da esprimere a parole.

 

Quali sono le caratteristiche di una comunicazione tra due adulti?

 

 

Aggiungerei normodotati, perché la percezione di essere di fronte ad un pari (capisce, vive, etc…come me) influenza in modo chiaro l’espressione e il vissuto della comunicazione (in andata e in ritorno) di un adulto. Tuttavia, in moltissime situazioni questa percezione si integra con i vissuti di potere reciproco attribuito dall’uno all’altro, del sentirsi o meno inclusi nella comunicazione e nel mondo dell’altro, nel sentirsi di appartenere ad uno stesso nucleo sociale, nel sentire o meno responsabilità, nel sentire o meno uno stato di benessere rispetto alla propria identità personale, e, ultimo ma non ultimo, al sentirsi amato per se stesso…

 

E tra un adulto e un bambino che caratteristiche deve avere la comunicazione?

 

Credo che sia utile concentrarci su quella dell’adulto verso il bambino.  Il presupposto principale è il rispetto : rispettare la persona nelle sue esigenze varie e soprattutto di modalità e di tempi adeguati (non lenti, ma commisurati alla persona) per vivere le esperienze e il rapporto, la comunicazione. Il secondo è l’amore per il bambino e per “quel” bambino: attenzione ai tempi, ai desideri, alle modalità significa affetto e amore per quel bambino.  Un altro aspetto importante è riconoscere che un bambino ha emozioni ed intenzioni  sue proprie, differenti dalle nostre: come adulti tendiamo a omologare il bambino a “noi” (genitori, maestre, educatori…) , oppure agli “altri” bambini (gli amichetti, la classe…).  E se le esigenze espresse sono uguali nell’espressione finale, spesso non lo sono nella partenza o negli obiettivi che il bambino si pone.  Altro aspetto:  essere veritieri  nelle comunicazioni offerte;  indica “ti riconosco persona come me, ti riconosco che puoi capire, hai capacità di capire”.  Essere veritieri però non vuol dire mettere sulle spalle di un bambino i nostri problemi di relazione con altre persone o genitori o maestre o altro ancora…né avvisare o minacciare, ma fare in modo che quel bambino entri in contatto con quel contenuto e lo possa assimilare, nel tempo. Approfondiremo questi temi nel seminario di giovedì.

 

Il seminario è gratuito, come tutti gli appuntamenti organizzati all’interno del Maggio di Informazione Psicologica, ma a numero chiuso. Pertanto è necessario iscriversi attraverso il sito www.psicologimip.it.

 

 

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune