Ciao Radio Verde, lì abbiamo “fatto la storia” della città

Ciao Radio Verde, lì abbiamo “fatto la storia” della città

Homepage - Entra la Digos, verifica tutto. Arriva Piero Grasso. Passa un'ora della sua giornata con dei ventenni in un appartamento adattato a studio radiofonico nel cuore di San Faustino. Erano gli anni della sede in via Cairoli. Radio Verde. L'unica di Viterbo, di tutta la Tuscia. In realtà c'era ancora Radio Punto Zero ma questa era un'altra storia.

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Entra la Digos, verifica tutto. Arriva Piero Grasso. Passa un’ora della sua giornata con dei ventenni in un appartamento adattato a studio radiofonico nel cuore di San Faustino raccontandoci di Giovanni Falcone. Brividi, ho ancora i brividi. Erano gli anni della sede in via Cairoli. Radio Verde. L’unica di Viterbo, di tutta la Tuscia. In realtà c’era ancora Radio Punto Zero ma questa era un’altra storia.

Gioia Capulli. Ci apre la porta da perfetti sconosciuti. Ci dà credito, ci insegna le basi del mestiere e ci piazza davanti a un microfono. Nasce Funamboli. Prima le puntate registrate. Quattro ore per tirare fuori mezz’ora buona. Le due di notte in una casa a Bagnaia per montare il tutto. Fatica, fatica, fatica. Peter Boom ci regala la sua canzone, cult negli anni Settanta. Si chiama “Lui ama lui”. La campioniamo e tiriamo fuori la sigla storica di Funamboli. 

Il Natale in vetrina da Square, piazza della Repubblica. Vista monumento ai Facchini di Santa Rosa. Una settimana di dirette radio da una vera vetrina. Ci abbiamo portato anche Giorgia Meloni che battezzò il tutto “l’acquario”. Giulio Marini, allora sindaco, ci raccontò del suo regalo di Natale più bello: un’asina. In-di-men-ti-ca-bi-le.

L’anno dopo diretta da piazza del Gesù. Con un freddo bestia come compagno e Andrea De Simone lì con noi a raccontare di Confartigianato e del centro di Viterbo. Radio in vetrina, la nostra fissa. Tutto si è materializzato di nuovo quando dal terzo piano di un palazzo di via Cairoli la proprietà trasferì la radio a livello strada. Le trasmissioni in diretta di Sbottonati con Simone Carletti e l’appello, sempre in diretta, al papà di Christian Scorsi (Cesare, nostro costante ascoltatore) per portarci i “maritozzi con la panna”. Richiesta talmente insistente che alla fine arrivò davvero il barista di Casantini, dall’altra parte della strada, con i maritozzi: “Offre Cesare”. 

Successo pieno. Tutti a Viterbo sanno dell’esistenza di Sbottonati. L’ascoltano. Simone Canettieri, Messaggero, viene a trovarci nel 2013 e incorona la trasmissione come vera e unica novità della campagna elettorale di quell’anno. Medaglie sul petto. Non capiamo la portata del tutto, ci divertiamo e basta. Daniela Bizzarri super star, diventa la regina della trasmissione. Con lei andiamo sul sicuro, senza peli sulla lingua infiamma il dibattito. Facciamo cantare ad Alvaro Ricci la Canzone del Sole di Battisti. Altro cult diventa Paolo Simoni di Oltre le Mura, con le sue “simonate”.

Per le regionali 2013 litighiamo fortemente con il candidato presidente Storace. Non regge all’urto delle domande e sbotta: “Se è un quiz e siamo a Rischia Tutto … questo non è giornalismo”. Altri si sarebbero offesi, noi ne facciamo uno slogan ripetuto in radio tipo mantra e sviluppato da Carletti in una grafica futurista. Tutti capiscono: “questi non fanno finta, sono matti veri”.

Con Funamboli di Notte abbiamo raccontato le cose più strane che si muovono sul territorio e non scorderò mai quell’intervista dove un viterbese disperato, colpito da ludopatia, ci raccontò di essersi sputtanato 400mila euro alle “macchinette”. 400mila euro, vi rendete conto? Compagni di viaggio persi per strada. Altri che hanno dato il meglio di sé. Come non citare Sante Paolacci e la sua capacità di portarti ospite in trasmissione gente tipo Nino Frassica. Poi Michela Di Pietro, cresciuta professionalmente in maniera impressionante. Da Funamboli a MichelaRai alla guida oggi di Radio Unitus. Praticamente l’ultima della nostra cucciolata che continua a fare radio. 

Siamo fuori dalle frequenze di Radio Verde da un’anno. Crisi d’astinenza? Ogni tanto sì. Sarebbe bello tornare, magari anche in questa nuova dimensione che Gioia e i suoi hanno in mente di mettere in campo. Manca Sbottonati? Sì, manca a tutti. A tanti. Anche a quelli che hanno avuto rapporti ruvidi con noi. Manca al mio vicino di casa che un giorno mi ha fermato per le scale per dirmi che mi ascoltava sempre. 

C’era gente, tanta, che ci ascoltava sempre. Faccio fatica a capire questo, credo che non l’abbiamo mai capito fino in fondo. Abbiamo fatto la storia della città. Troppo celebrativo? Sì ma è l’occasione è giusta. A chi rosica replico con il monogramma che rese celebre Umberto Ciucciarelli, oggi candidato di Casapound, a Gazebo di Diego Bianchi: #stacce. A Gioia, Crispino, Riccardo, Virginia dico grazie. Radio Verde mi ha insegnato tanto, mi ha permesso tanto.

La Fune nasce nella culla di quell’esperienza. W Radio Verde.

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