Ciao giudice Falcone, non ti abbiamo dimenticato

Ciao giudice Falcone, non ti abbiamo dimenticato

Editoriali - Oggi in tanti ti ricorderanno. Tanti con sincerità, altri con ipocrisia. Sappiano i sinceri trovare la forza per mettere al margine gli ipocriti. La battaglia contro le mafie non è solo roba da giudice Falcone. E' cosa nostra, cosa di tutti. Dal più grande dei magistrati all'ultimo dei segretari di partito fino al più piccolo giornalista di provincia. Forse questo è il tuo più grande insegnamento, il più forte dei messaggi. Più forte, sicuramente, del tritolo.

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Ciao giudice Falcone. 25 anni fa hanno pensato che il tritolo potesse essere l’unico metodo per fermarti. L’unico sistema per tagliare le ali alla tua intelligenza, al fiuto, alla capacità, all’esempio.

“Segui i soldi”. L’insegnamento. Valido per i magistrati di oggi ma anche per i giornalisti. Perché la mafia è un fenomeno umano e può essere sconfitto ma è altrettanto certo che la strada è lunga e la battaglia contro i fenomeni umani devianti è possibile solo passando per l’uomo. Passando per la costruzione della convinzione che certe scorciatoie non portano da nessuna parte, che il danno alla collettività è in fondo danno a noi stessi. 

Oggi è il giorno del ricordo, ma anche quello del pensare. 25 anni e la mafia è ancora lì. In Sicilia certo, ma anche vicino a ognuno di noi. A tutte le latitudini. Appartiene a tantissimi ambienti. Sempre presente dove c’è arroganza, prevaricazione, clientelismo, boria, sopraffazione dei diritti e della dignità.

E’ mafia un ospedale che non ti garantisce cure adeguate. E’ mafia un sistema giudiziario che non assicura giustizia in tempi ragionevoli. Mafia è anche un cavalcavia che ti precipita addosso o una strada con l’asfalto che se ne va via dopo pochi mesi dalla sua realizzazione. Mafia è chi si mette in fila per votare perché pensa di avere un posticino di lavoro o una regalia di qualsiasi genere. Sapere riconoscere la mafia in questo è importante. Perché non si può sconfiggere un nemico che neanche si ha la lucidità di riconoscere.

Ricordo il giorno del tuo funerale. Così come ricordo, facevo le elementari, il silenzio di quel momento. Qualche anno fa ho avuto l’occasione di intervistare Pietro Grasso e ci raccontò di te, di quel maledetto ritorno a Palermo. Di quello che accadde poi. Ho avuto la fortuna di sentire il racconto di quei giorni anche da Ayala. 

Oggi in tanti ti ricorderanno. Tanti con sincerità, altri con ipocrisia. Sappiano i sinceri trovare la forza per mettere al margine gli ipocriti. La battaglia contro le mafie non è solo roba da giudice Falcone. E’ cosa nostra, cosa di tutti. Dal più grande dei magistrati all’ultimo dei segretari di partito fino al più piccolo giornalista di provincia. Forse questo è il tuo più grande insegnamento, il più forte dei messaggi. Più forte, sicuramente, del tritolo. 

 

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