Ciambella: “Sposetti non ha scritto la parola fine. Una soluzione c’è”

Ciambella: “Sposetti non ha scritto la parola fine. Una soluzione c’è”

Homepage - Il vicesindaco preannuncia anche la decisione che verrà comunicata dal Pd nazionale e regionale: "A Roma si sono già pronunciati per salvare l’esperienza amministrativa".

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Sposetti non ha scritto la parola fine e dal Pd nazionale e regionale sono d’accordo sul non far finire l’esperienza viterbese: questo il pensiero di Luisa Ciambella che ha le idee chiare e legge tra le righe della crisi trovando una chiave di lettura e una prospettiva per non mollare la barca che affonda. La soluzione, secondo il vicesindaco esponente di spicco del Partito Democratico di area popolare fioroniana, è quella di riprogrammare l’amministrazione, ricoinvolgere tutti e recuperare la fiducia di chi non ce l’ha più. “Lo stesso Sposetti (su Tusciaweb, ndr) non ha scritto la parola fine sull’amministrazione, anzi ha detto che è una follia andare dal notaio”, dice e poi preannuncia la decisione del Pd nazionale e regionale: “A Roma si sono già pronunciati per salvare l’esperienza amministrativa”.

 

Cosa accadrà?

“Al di là di quello che viene scritto dai giornali, c’è la consapevolezza che l’esperienza non può terminare. C’è una tendenza a sottovalutare l’appuntamento di domani, il partito nazionale e regionale daranno una lettura fondamentale. Da quello che sappiamo, a Roma si sono già pronunciati per salvare l’esperienza amministrativa, ci diranno cosa fare o non fare. Ma poi è certo che dovremo trovare una soluzione a livello locale”.

 

C’è guerra nel Pd, ieri una direzione provinciale. Come se ne esce?

“La cosa più drammatica che vivo da esponente e dirigente del Partito Democratico è che anche ieri sera si è assistito alla visione di un partito spaccato, con una maggioranza esigua che ha imposto un documento che nelle intenzioni doveva essere il frutto della condivisione. Noi volevamo integrarlo con un emendamento ma non ce l’hanno permesso. Ci sono 21 comuni che vanno al voto in primavera, serve uno sforzo di condivisione se no si rischia di andare a sbattere. La crisi del Comune di Viterbo è determinante per le elezioni, c’è il rischio di un effetto domino sulle altre realtà. Autorevoli responsabili del partito vogliono trovare una sintesi perché credo che nessuno sia disponibile a mettersi a disposizione della destra”.

 

Se cadesse Michelini per questa spaccatura nel Pd, come farete a fare le liste unitarie?

“La competenza per le elezioni è dell’Unione comunale. Il partito ha una linea univoca e il da farsi lo deciderà il partito. Io comunque non credo che il partito nazionale e quello regionale consentiranno che a Viterbo ci si spacchi”.

 

Quale è la chiave per risolvere la crisi? Un rimpasto? O che altro?

“Lo stesso Fabio Melilli ha detto che non vuole sentire parlare di rimpasti o di riposizionamenti. Quel che suggeriva è una conferenza programmatica, nella quali magari si può riprendere il documento condiviso nel momento della sfiducia presentata dal centrodestra e arricchirlo con altri contenuti,per coinvolgere coloro che si sono sentiti poco coinvolti. Dobbiamo essere consapevoli che c’è spazio per tutti, ma certo poi se le motivazioni sono altre decade tutto”.

 

Quali altre motivazioni?

“Se la crisi è dettata dai personalismi non si risolverà. Perché in questa crisi non c’è nulla di politico o di interesse della città. Se si mettono da parte i personalismi si va avanti, ma ognuno, il sindaco in primis, dovrà fare il proprio”.

 

I personalismi di chi?

“Di tutti i livelli. In direzione provinciale era un continuo battibecco. Non si può puntare il dito se non si dà l’anima per governare. Solo quando qualcuno si è sporcato le mani nell’amministrazione può farlo. Serve condivisione, ma anche assunzione di responsabilità. Ma non spetta a me trovare una sintesi”.

 

Cosa avete fatto per la Città?

“La nostra è la giunta con meno fondi a disposizione dal dopoguerra, abbiamo cambiato tre dirigenti in sei mesi e abbiamo subito le inchieste sui lavori pubblici. Prima di dire che non abbiamo fatto niente bisogna avere contezza delle cose. Chi ha lavorato non è sempre disponibile a prendere schiaffi in faccia. Chi pensa che non si è lavorato abbastanza, dovrà lavorare di più perché in ballo c’è la credibilità nostra e quella del partito”.

 

Uno dei nodi è la nascita di Moderati e Riformisti: l’avete tenuto a battesimo voi popolari del Pd, sì o no?

“È un nuovo soggetto politico alleato al nostro partito. Il sindaco non poteva partecipare e il saluto per la Città l’ho fatto io. Non ci vuole arroganza, ma capacità di confronto. Bisogna capire che è la stessa cosa che ha fatto Renzi, che è arrivato fino a Verdini. Lo stesso Giachetti a Roma arriverà forse a un pezzo di Forza Italia. Nella Tuscia abbiamo vinto in comuni con sindaci di centrodestra con l’accordo del partito. Io dico che dobbiamo consentire loro di organizzarsi alla luce del sole e di fare alleanze per il territorio in modo trasparente. Ci deve essere un’etica, non è possibile che nelle scorse amministrative il Pd ha spaccato i circoli locali per fare alleanze con sindaci di centrodestra, e se oggi chiediamo di confrontarci con le liste civiche che fanno riferimento a Ncd, Udc e forze popolari, tutte forze di Governo, questo sia vissuto come una minaccia”.

 

Il cambio di verso dal ventennio precedente c’è stato?

“I cittadini possono pensare che ancora non ci sia stato. Lo può pensare chi non ha mai amministrato. Però io dico di aspettare il quinto anno per vedere se ci saranno i risultati o meno: oggi abbiamo i progetti e soldi per le opere che servono i cittadini. Soldi trovati da noi. Se non realizzeremo niente alla fine dei cinque anni ci manderanno a casa”.

 

Ugo Sposetti ha scritto la parola fine?

“Dal Messaggero diceva che è una follia andare dal notaio. In realtà su Tusciaweb fa una apertura, la faccio anche io e la faceva anche ieri la direzione provinciale. Se si dice che ha scritto la parola fine non si dice la verità. Ha detto che l’amministrazione non può finire con la sfiducia. Se così fosse questa sarebbe un’onta su tutto il Pd che i viterbesi ricorderanno per 50 anni”.

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