Cervo: “Portare i Sebastiano Del Piombo a Palazzo dei Priori è uno stupro museale. Vogliono trasformare il Museo Civico in un garage”

Cervo: “Portare i Sebastiano Del Piombo a Palazzo dei Priori è uno stupro museale. Vogliono trasformare il Museo Civico in un garage”

Homepage - Gian Maria Cervo, direttore artistico di Quartieri dell'Arte, si inserisce nella diatriba in corso sullo spostamento dei capolavori di Sebastiano Del Piombo dal Civico di Piazza Crispi a Palazzo dei Priori. Il drammaturgo definisce l'idea come uno "stupro". Lo fa con un intervento su La Fune, funzionale ad aprire una riflessione e un dibattito approfondito sul futuro della città.

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Gian Maria Cervo, direttore artistico di Quartieri dell’Arte, si inserisce nella diatriba in corso sullo spostamento dei capolavori di Sebastiano Del Piombo dal Civico di Piazza Crispi a Palazzo dei Priori. Il drammaturgo definisce l’idea come uno “stupro”. Lo fa con un intervento su La Fune, funzionale ad aprire una riflessione e un dibattito approfondito sul futuro della città.

 

Non riesco a pensare a un più degno finale di questa surreale consigliatura del Comune di Viterbo, che ci
accingiamo fortunatamente a lasciarci alle spalle, di quello che sta avvenendo in questi giorni: Filippo Rossi
attacca un assessore comunale per non aver realizzato una cosa al limite con lo stupro museale e l’altro
risponde che sì, Rossi non deve preoccuparsi, stia tranquillo: lo stupro museale si farà e si vuole stanziare la
spettacolare somma di 600.000 euro per portarlo a termine.

Alla base della sconcertante, allarmante, malsana, marziana, balzana e bifolca idea di spostare gli storici dipinti di Sebastiano del Piombo dal Museo Civico a Palazzo dei Priori, c’è una visione, a mio avviso televisiva, non so, direi alla “Fantastico 5”, delle arti figurative. Io vedo i ragionamenti di certi nostri magnifici leader locali: Ma sì spostiamo Sebastiano del Piombo che è la star della situazione; alla fine Antiveduto Gramatica, Andrea della Robbia, Salvator Rosa, il Pastura, Annio da Viterbo chi cazzo sono?

Trasformiamo pure il Museo Civico in un garage. Tanto a chi fregherà mai niente di questa roba? L’ originale dibattito tra Rossi e l’assessore chiude il corso di questa Amministrazione con un’immagine di apocalittica potenza. L’arte negata in nome del luna park, uccisa dalla trivializzazione operata da un progetto che farebbe sembrare i Flinstone degli “Antenati” Roberto Longhi e Federico Zeri.

E dire che con 600.000 euro si potrebbero fare moltissime cose per la cultura in questa benedetta città. Si potrebbe, attraverso una sapiente operazione di comunicazione, rafforzare il legame tra le opere rinascimentali custodite nel Museo Civico e l’affresco dello Sposalizio della Vergine nella Cappella Mazzatosta dell’adiacente Chiesa della Verità, capolavoro questo che è servito da esempio ai pittori che hanno lavorato agli affreschi della Cappella Sistina e il cui restauro nel secondo dopoguerra ha fatto scuola al mondo intero degli storici dell’arte e dei restauratori. Si potrebbe fornire il Museo di captions, di didascalie degne di un museo del XXI secolo e si potrebbero fare nuove acquisizioni che aiutino a comunicare l’immagine di Viterbo come Città degli Spirituali e dei Caravaggeschi, oltre che come Centro medioevale.

Ma il quadro è disperante. Questo apocalittico luna park dei Sebastiano messi in mezzo a megaschermi e tecnologici colori ultravivaci ha il sapore di un ultimo warning dato ai cittadini viterbesi rispetto all’uso del loro discernimento. Si tratta di scegliere una volta per tutte tra la politica del “forza, daje, spigne,’nsiste” di certe odalische dell’arena politica locale e una politica moderna e rigorosa che potrà magari risultare severa e antipatica e essere tacciata di elitismo, ma che forse un giorno potrebbe portare il benessere, non solo dei soldi, ma anche dello studio e dell’umanità a questo territorio reso vittima di ingiustizie.

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