Centro storico, la lettera a La Fune del Comitato di quartiere San Pellegrino

Centro storico, la lettera a La Fune del Comitato di quartiere San Pellegrino

Homepage - Centro storico, serve portarci a vivere le persone. Ne sono convinti al Comitato di Quartiere di San Pellegrino. Hanno accolto con grande entusiasmo la campagna di stampa aperta da La Fune, confidando che possa riuscire a smuovere qualcosa di sensato dentro Palazzo dei Priori. O presso gli attuali inquilini o anche verso i prossimi.

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Centro storico, serve portarci a vivere le persone. Ne sono convinti al Comitato di Quartiere di San Pellegrino. Hanno accolto con grande entusiasmo la campagna di stampa aperta da La Fune, confidando che possa riuscire a smuovere qualcosa di sensato dentro Palazzo dei Priori. O presso gli attuali inquilini o anche verso i prossimi.

Pubblichiamo integralmente la lettera inviataci da Maria Elena Pierini, presidente del  Comitato di Quartiere di San Pellegrino.

 

 

“Vogliamo ringraziare La Fune per aver richiamato finalmente l’attenzione dei viterbesi sul problema della riqualificazione e rivitalizzazione del centro storico, un tema che non sembra essere assolutamente presente nella mente e nei programmi delle ultime Amministrazioni e purtroppo nemmeno nel cuore e nella sollecitudine dei cittadini.

Se il centro storico, in particolare il quartiere di San Pellegrino, racchiude la nostra identità e costituisce la nostra memoria collettiva, ben altra dovrebbe essere l’attenzione alla sua conservazione e tutela rispetto a quella sorta di indifferenza che sembra aver destinato al degrado e all’abbandono uno dei centri monumentali più belli e studiati d’Italia.

Abbiamo letto con molto interesse i numerosi interventi sul tema, pubblicati da La Fune, da essi emergono spunti e proposte interessanti e quasi tutti sottolineano la complessità del problema, che negli ultimi tempi ha investito molte altre cittadine italiane, mettendo a dura prova urbanisti e amministratori. Ma non per questo sono accettabili quegli atteggiamenti acquiescenti e rinunciatari, che abbiamo letto spesso nelle risposte degli amministratori, perché “tanto, si sa, oggi i centri storici sono così”.

Anche la nostra associazione, che riunisce i residenti del quartiere San Pellegrino, ritiene che il problema più grave sia quello dello spopolamento del centro e questo fenomeno avviene principalmente per quattro motivi: 1) la scarsa accessibilità che rende estremamente difficile la vita dei cittadini. Bene la ZTL, che molti di noi hanno sottoscritto, ma a essa andavano associati provvedimenti urgenti e indispensabili: reperimento di parcheggi esclusivi per i residenti nelle zone attigue alla ZTL, servizi efficienti di trasporto pubblico con navette, divieto di accesso per i non residenti anche nelle ore notturne, ecc. Di tali provvedimenti, a tutt’oggi nessuno parla e il quartiere di notte è fatto oggetto di parcheggio selvaggio da parte di non residenti; 2) lo spostamento di tutti i servizi verso aree più periferiche. A questo si dovrebbe rimediare riportando nel centro alcuni servizi essenziali e con il recupero di edifici di proprietà pubblica per creare spazi di aggregazione, sale per esposizioni d’arte o per piccoli musei del territorio. Ben venga quindi l’iniziativa del Consorzio delle Biblioteche destinata al Palazzo degli Alessandri, che risponde puntualmente alla nostra richiesta di rendere vivo il quartiere nella quotidianità e non solo in occasione di eventi speciali. Quindi anche noi residenti aspettiamo speranzosi e senza polemizzare, che il progetto prenda corpo; 3) la “mala-movida” che inspiegabilmente si è instaurata in una zona che avrebbe dovuto essere massimamente protetta dalla sollecitudine degli amministratori, per il suo valore storico-artistico e, se vogliamo, anche nella prospettiva della tante volte auspicata vocazione turistica della città; 4) la tendenza, purtroppo oggi molto diffusa, a reificare il centro storico, che mira a un suo uso puramente consumistico, utilizzando il suo valore culturale e identitario per costruire scenari disneyani per eventi eccezionali.

E’ inevitabile che lo spopolamento e la destinazione del centro esclusivamente ad attività notturne provochino la scomparsa delle attività diurne, quali alimentari, caffè, negozi di frutta, perfino le tradizionali botteghe di antiquariato, per lasciare il posto a locali di mescita che vivono solo la notte, generando degrado e sporcizia (per rendersene conto basta passare per i vicoli la mattina prima delle 10) e determinando gravi disagi ai turisti, che non trovano di giorno un caffè aperto, e ai residenti in continua lotta con le tracce di pipì e vomito perfino sulla porta di casa, bicchieri e bottiglie abbandonati nei vasi dei fiori, e così via. Per non parlare degli schiamazzi notturni che impediscono il riposo ai residenti e ai turisti ospiti delle numerose strutture presenti nel quartiere.

Certamente noi non vogliamo che il centro venga trasformato in un museo senza vita, cosa di cui qualcuno ci ha accusato, vorremmo invece vederlo vivere in tutte le ore del giorno e in tutti i giorni dell’anno nel rispetto delle persone e della bellezza unica dei luoghi, non quindi solo in occasione degli eventi straordinari.

E’ anche piacevole che sia frequentato dai giovani di notte, purché i locali chiudano a orario accettabile, perché sia garantito il riposo dei residenti e di chi al mattino deve affrontare la propria attività lavorativa nel pieno delle facoltà e purché vi siano dei controlli a garantire la sicurezza e ad evitare comportamenti incongrui; infatti i giovani debbono prendere coscienza di trovarsi in un luogo abitato oltre che ricco di storia e debbono assumere comportamenti rispettosi delle persone e dei luoghi.

Il Comitato di Quartiere ha utilizzato negli ultimi anni tutti gli strumenti a sua disposizione per esporre all’Amministrazione e alle autorità preposte alla sicurezza le proprie esigenze. Recentemente è stata inviata al Sindaco, senza peraltro ottenere risposta alcuna, una petizione recante circa cento firme, in cui si chiedeva tra l’altro di utilizzare, almeno in parte, i fondi ricavati della tassa di soggiorno per potenziare al pulizia dei vicoli del centro e per la manutenzione ordinaria. Si chiedeva inoltre di mettere in campo tutti gli strumenti finanziari a disposizione per favorire il ripopolamento del quartiere e la ricostituzione di un variegato tessuto sociale: incentivi finalizzati al recupero delle abitazioni vuote, azioni per supportare la presenza di coppie giovani e di famiglie, sostegno pubblico finalizzato all’apertura di nuove botteghe di attività artigianali tradizionali e di esercizi commerciali consoni ad un centro vivo e abitato.

Ma il provvedimento più urgente per arrestare lo spopolamento del quartiere dovrebbe, secondo il nostro parere, mirare a porre un freno alla movida e a impedire la nuova apertura di esercizi di mescita, ricorrendo a tutti gli spazi legislativi che consentono (e lo hanno sempre fatto) ai Comuni di salvaguardare i propri beni storico-artistici. Perché se è vero che la legge sulla liberalizzazione del commercio, il Decreto Legge 6 dicembre 2011, ha eliminato tutti i vincoli alla libera concorrenza è anche vero che lo stesso salvaguarda gli interessi generali, mantiene cioè i vincoli “connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente (ivi incluso l’ambiente urbano), e dei beni culturali.”

Se San Pellegrino non rappresenta un bene culturale, allora rassegniamoci a rinunciare per sempre alla nostra memoria storica e alla nostra stessa identità di cittadini e anche alla vocazione turistica della città, perché nessun quartiere vive se gli uomini non ci vivono, e non esiste evento straordinario o attività indirizzata al turismo che possa sopravvivere in un deserto abitativo, in cui i cittadini non riconoscano più il senso e la ragione della propria cittadinanza”.

Foto Fisioterapy Center

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