Centro storico, De Simone: “Serve un tavolo tecnico con le associazioni di categoria”

Centro storico, De Simone: “Serve un tavolo tecnico con le associazioni di categoria”

Interviste - Andrea De Simone (Confartigianato) segue con attenzione il dibattito aperto in città sulla chiusura del centro storico. Non è molto convinto dell'idea di includere le associazioni di categoria nel famoso tavolo allargato voluto da Ricci ed è convinto che per non far morire la parte antica di Viterbo occorra riportarci il lavoro.

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“Il centro storico chiuso piace a tutti ma è un lavoro che va fatto in una certa maniera”, questa è la premessa di ogni ragionamento per Andrea De Simone, segretario di Confartigianato Viterbo. Lo abbiamo intervistato per La Fune, proprio nel momento in cui il dibattito sulla chiusura al traffico della parte più antica della città si fa incandescente.

 

E’ esplosa la “grande grana” della chiusura del centro storico. Cosa ne pensa?

 

“Ritengo che sia sensato iniziare la chiusura del centro storico con l’arrivo della bella stagione, il problema è che forse la città non è ancora pronta. Man mano che andranno a compimento i progetti del Plus si arriverà comunque ad avere una situazione più favorevole. Penso alla realizzazione dell’ascensore di Valle Faul, all’introduzione di pulmini leggeri, al bike sharing che presto dovrebbe diventare attivo. Una volta che si mettono i cittadini in condizione di arrivare bene in centro i problemi si risolvono. Sicuramente sarebbe anche sensato prevedere delle strategiche fasce orario di transito. Chi, per esempio, andrebbe ad acquistare del pane in via San Lorenzo dovendo parcheggiare distante? Bisogna pensare anche a questo tipo di cose”.

 

L’assessore Alvaro Ricci sta lavorando all’istituzione di un tavolo allargato per il centro storico del quale dovrebbero far parte anche le associazioni di categoria. Vi piace?

 

“Quella del tavolo è una buona idea ma non condivido tanto l’impostazione che si vuole dare. Le associazioni di categoria sarebbero chiamate a far parte di un tavolo allargato, insieme ad altre realtà tipo le associazioni culturali. Il rischio è che si vada a fare una grande confusione, mettendo insieme profili che hanno legittimi interessi diversi. Sarebbe bene istituire un tavolo tecnico con le associazioni di categoria, dove le singole realtà possono portare le proprie competenze ed esperienze. Poi ben venga anche il tavolo allargato. Alla proposta dell’assessore hanno risposto 45 persone, a vario titolo. Si rischia di fare un tavolo troppo allargato che non porta a nulla. Come associazione di categoria comunque vogliamo entrare nel dibattito e confrontarci, insieme alle altre, con l’amministrazione comunale”.

 

Cosa può fare, dal punto di vista di Confartigianato, Palazzo dei Priori per dare nuova vita al centro e favorire la ripresa economica al suo interno?

 

Ho tre cose in mente che sono nelle corde di quello che il Comune può fare. Innanzitutto sarebbe utile concedere delle agevolazioni sul costo d’occupazione del suolo pubblico per le attività che fanno somministrazione: bar, ristoranti, ecc. Altro intervento che potrebbe introdurre nuovo ossigeno è rappresentato da un bando per l’assegnazione di spazi di proprietà comunale a realtà di artigianato artistico. Penso, per esempio, agli attuali uffici sotto i portici di Palazzo dei Priori. Se ne sta parlando e magari una parte potrebbero essere utilizzati per riportare lavoro dentro le mura attraverso queste forme di artigianato che guardano ai turisti. Un’altra azione importante può essere quella di utilizzare le tasse locali come leve per agire sugli affitti dei locali commerciali. Per esempio aumentando le aliquote comunali sugli spazi che restano sfitti. Al tempo stesso è possibile ipotizzare sgravi per chi decide di affittare a canone concordato. Occorre insomma creare condizioni capaci di riportare il lavoro nella parte storica della città e questa sfida la vince creando situazioni vantaggiose”.

 

 

 

 

 

 

 

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