Caro Michelini, nomini Alibrandi assessore alla Cultura

Caro Michelini, nomini Alibrandi assessore alla Cultura

Politica - Abbiamo avuto una folgorazione, una visione: "Alibrandi assessore alla Cultura". Basta con gli indugi di Delli Iaconi, sul fronte della cultura o si va in una direzione o in un'altra.

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michelini“Carlo Alibrandi assessore alla Cultura”, è questa la richiesta che ci sentiamo di dover inviare al sindaco di Viterbo Leonardo Michelini. Dopo la conferenza stampa di presentazione di Jazz Up, bene raccontata da Tusciaweb, è emersa sulla città la figura del direttore organizzativo dello stesso festival. E’ lui che ha fronteggiato l’assessore in carica Antonio Delli Iaconi e gliene ha suonate quattro (non sappiamo se B bop o cool jazz). 

 

Nella savana sarebbe diventato capobranco all’istante. Per entrare a Palazzo dei Priori la procedura è tutta diversa, servono i voti o qualcuno pronto a “untarti” il capo. Alibrandi però ha dimostrato di avere una linea chiara sul fronte cultura e questo andrebbe premiato, quantomeno perché una linea chiara servirebbe molto all’amministrazione Michelini. 

 

Il pensiero di Alibrandi dice: 1) “Lo stato non deve essere visto come un qualcosa che deve dare a tutti, ma piuttosto come un’impresa che crea benefici. Lo stesso deve accadere a livello locale. Pur di organizzare ci si sente legittimati a chiedere. Il Comune, invece, in un’ottica imprenditoriale, deve dare in base al ritorno economico per la città, per i cittadini (virgolettato ripreso da Tusciaweb)”. 2) I finanziamenti devono dipendere dal successo della manifestazione 3) Mettere fine al marchettificio.

 

Una linea chiara. Alibrandi alla Cultura significherebbe in pratica far decollare la città. Sostegno solo ai festival capaci di portare turismo, lavoro, ricchezza. La gente chiede questo: lavoro, turismo, ricchezza. Consigliamo a Michelini di fare Alibrandi assessore, di dare carta bianca su questo fronte, di uccidere tutte le piccole realtà operanti sul territorio (perché non capaci di portare, a differenza dei grandi, fiumi di turisti e posti di lavoro). Tra quattro anni, al momento del voto, i tanti viterbesi che grazie ai grandi festival viterbesi avranno trovato lavoro e migliorato il proprio conto in banca gliene saranno grati.

 

Basta con l’idea che Palazzo dei Priori sia un bancomat, trasformiamo Palazzo dei Priori in un’azionista a fondo perduto dei festival di altri. Potrebbe, in fondo, essere questa la strada della ricchezza, dei posti di lavoro, della crescita di Viterbo.

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