Carne avariata, la ditta pistoiese riforniva anche due caserme nel Viterbese

Carne avariata, la ditta pistoiese riforniva anche due caserme nel Viterbese

Homepage - Carne avariata anche a Viterbo. Realtà del Viterbese rifornite dalla ditta pistoiese finita al centro di un'inchiesta e accusata di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa di enti pubblici, frode nelle pubbliche forniture, commercio di sostanze alimentari nocive e falso”.

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Carne avariata anche a Viterbo. Realtà del Viterbese rifornite dalla ditta pistoiese finita al centro di un’inchiesta e accusata di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa di enti pubblici, frode nelle pubbliche forniture, commercio di sostanze alimentari nocive e falso”.

L’azienda, operante nel settore del commercio delle carni, risulta infatti tra i fornitori delle caserme Scuola Marescialli Aeronautica Militare di Viterbo e del Centro Logistico Munizionamento e Armamento di Orte.

Nell’elenco delle strutture rifornite anche altre caserme sparse in tutta Italia, le missioni a Gibuti e in Libano, una serie di ospedali e scuole. Queste ultime essenzialmente tutte in Toscana. L’accusa è di aver venduto “sostanze alimentari nocive”, più precisamente carne avariata o in cattivo stato di conservazione: annerita, scaduta, etc.

Diciannove indagati, più di mezza tonnellata di carne sequestrata. La ditta si aggiudica le gare per le forniture con il sistema del massimo ribasso. Nella rete, oltre ai responsabili della ditta pistoiese e al loro commercialista, anche commercianti, responsabili per la ricezione merci, militari e veterinari Asl.

Tutti accusati di comportamenti omissivi o conniventi. Gli inquirenti toscani stavano seguendo la situazione dal gennaio 2016. La truffa nel migliore dei casi si concretizzava con la fornitura di tagli diversi (di qualità inferiore e quindi meno costosi) da quelli previsti nei capitolati d’appalto. Nei casi peggiori si trattava di carne congelata e scongelata più volte, avariata o con elevata presenza di cariche batteriche. Gli inquirenti escludono un reale rischio per la salute. Le carni infatti non sarebbero risultate tossiche e quindi problemi di salute sarebbero potuti emergere solo dal prolungato consumo nel tempo.

 

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