Bisenzio, l’antica città del lago di Bolsena oggi fantasma. Aveva una popolazione di 60mila persone

Bisenzio, l’antica città del lago di Bolsena oggi fantasma. Aveva una popolazione di 60mila persone

Homepage - C'è un luogo che sa di etrusco e che è indice di come il patrimonio che questo popolo ci ha lasciato di fatto sia stato abbandonato, dimenticato e maltrattato. Oggi vogliamo fissare l'attenzione su Bisenzio. Molti dei nostri lettori nemmeno sapranno di cosa si tratta, e questo la dice lunga.

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C’è un luogo che sa di etrusco e che è indice di come il patrimonio che questo popolo ci ha lasciato di fatto sia stato abbandonato, dimenticato e maltrattato. Oggi vogliamo fissare l’attenzione su Bisenzio. Molti dei nostri lettori nemmeno sapranno di cosa si tratta, e questo la dice lunga.

Bisenzio è un insediamento, abitato fin dall’età del bronzo, e oggi disabitato. Ha dato il nome all’isola Bisentina, bellissima al centro del lago di Bolsena. E’ collocato in sostanza a circa 3 chilometri da Capodimonte, sopra un promontorio montuoso. E’ un sito archeologico di notevole importanza, ma mai preso nella giusta considerazione. Ha dato alla luce statue, ceramiche e dipinti importanti ed è stato negli anni saccheggiato dai tombaroli. Qualche tempo fa RadioGiornale, il giornale del lago di Bolsena, aveva anche raccontato la storia di uno dei tombaroli di Bisenzio: Ulisse.

 

 

LEGGI SU RADIOGIORNALE – ULISSE, LE CONFESSIONI SEGRETE DI UN TOMBAROLO

 

 

LA STORIA DI BISENZIO

Nell’età del ferro il centro si espanse verso la valle ed assunse una certa importanza. In epoca villanoviana, Bisenzio raggiunse il massimo splendore toccando i 60.000 abitanti. Nell’età etrusca Bisenzio era conosciuta per la produzione artigianale di calzature e ceramiche, oggi conservate nei musei di tutto il mondo. In questo periodo, si scontrò duramente con la città di Vulsinii per il dominio del lago, scontro vinto da quest’ultima città che, infatti, impose il suo nome al lago stesso che, in seguito, i Romani chiamarono Lacus Vulsenisii.

Distrutta dai Romani, fu ricostruita e rimase un municipio nell’orbita della città di Vulci. Lo storico Gaio Plinio Cecilio Secondo la annoverava nell’elenco delle maggiori città etrusche. Nell’età cristiana, Bisenzio fu sede vescovile. Distrutta e saccheggiata dai Saraceni e dai Longobardi, la sede vescovile fu spostata a Castro.

A seguito di tali eventi molti sopravvissuti si rifugiarono nei centri del circondario. Nel 1254 vi fu edificato un castello che estese il suo potere nell’area del lago e si scontrò duramente con i comuni di Orvieto e Viterbo. Nel 1269, per volere di Papa Bonifacio VIII, venne incamerata nel Patrimonio di San Pietro e, nel corso del Quattrocento, passò sotto il controllo dei Farnese, entrando nel 1537 nel ducato di Castro. A causa della malaria, Bisenzio fu gradualmente abbandonata e, nel 1816, con un editto di Papa Pio VII, viene unita a Capodimonte. Oggi ne restano solo poche rovine.

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