Basta col teatro, Viterbo ha bisogno di lavoro

Basta col teatro, Viterbo ha bisogno di lavoro

Editoriali - La politica dovrebbe dare risposte strutturali al territorio, ma i giochi di palazzo e altre beghe vincono su tutto. Arriverà mai una classe politica degna?

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Di tutte le pantomime del palazzo il viterbese medio se ne infischia, quello più reattivo al limite s’incazza. A un anno e mezzo dal varo della nuova amministrazione del Comune capoluogo poco si è visto, anche se molto era stato promesso in campagna elettorale.

Ogni promessa è debito, recita un vecchio adagio. Ma forse di debiti, a queste latitudini, sono rimasti solo quelli degli automobilisti locali indisciplinati che poi non pagano neanche le multe. Se è vero, come è vero, che su oltre un milione di contravvenzioni fatte Palazzo dei Priori è riuscito a riscuotere solo poche decine di migliaia di euro. 

E in città il sindaco e la sua nomenclatura politica hanno perso di brutto a livello di gradimento. Tutto sembra continuamente rimandato, anche gli incontri ai piani alti delle istituzioni, che questa amministrazione sta portando avanti, non sembrano dare grandi risposte. Dove sta il lavoro per i giovani promosso in campagna elettorale? E quello per le cooperative sociali? 

Dove sta la serietà e il cambio di marcia annunciato? In molti se lo chiedono fitto fitto, mentre leggono dai giornali il triste balletto delle maggioranze scoppiate, dove iniziano a ricomparire le bande col coltello tra i denti, simili in tutto e per tutto a quelle dell’ultimo periodo decadente di Giulio Marini.

E dove sono i giovani dei partiti? Quelli che dovrebbero portare un nuovo modo di fare le cose. Dove sono? Se lo chiedono tutti. Sono quindi questi giovani, che hanno fatto ben sperare al varo della nuova amministrazione, più stantii e inconcludenti di quelli che potremmo chiamare “vecchi”?

E se il capoluogo della Tuscia non fa da volano l’intera provincia continua a scivolare, come ormai da anni, sempre più verso la depressione. Michelini l’aveva capito bene, aveva detto di volere un capoluogo capace di fare da traino al territorio intorno. Come?

Forse è il caso che chi è stato chiamato a decidere si rimbocchi le maniche.

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