Bagnaccio sì, no, boh? La 2° commissione ricomincia a discutere della subconcessione

Bagnaccio sì, no, boh? La 2° commissione ricomincia a discutere della subconcessione

Politica - Nessuna decisione è stata presa, ma se ne tornerà a parlare la prossima settimana, al massimo tra due, insieme all’associazione Il Bagnaccio.

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Bagnaccio sì, Bagnaccio no, Bagnaccio boh?! La seconda commissione consiliare del Comune di Viterbo martedì mattina si è riunita per iniziare a spulciare la pratica riguardante la subconcessione all’associazione il Bagnaccio che scadrà, dopo la proroga concessa a novembre, il prossimo 31 dicembre. Nessuna decisione è stata presa, ma se ne tornerà a parlare la prossima settimana, al massimo tra due, insieme all’associazione Il Bagnaccio.

In ballo ci sono due\tre litri di acqua termale che sgorga nel terreno, che però è privato. Il Comune, per farla breve, d’accordo con la Regione Lazio (proprietaria della acque, il Comune ne ha la concessione) vorrebbe mettere a bando la gestione dell’acqua, allargando però l’area dove poterla utilizzare (eventualmente trasportandola), anche all’infuori di quella area in un raggio di massimo 700 metri.

Per fare ciò, e per evitare che Cantone torni a ripetere che le troppe proroghe sono illegittime e che il Bagnaccio alla fine debba chiudere prima che il servizio venga affidato, bisogna che la soluzione venga trovata entro il 31 dicembre, data in cui scade la subconcessione all’associazione che ha rivalutato la zona raggiungendo i 4000 iscritti.

Ad oggi ci sono in ballo (almeno) due modelli: il primo, quello dell’amministrazione comunale, che però sembra intenzionata a cambiarlo, prevederebbe di dividere tra servizi volontari (docce, spogliatoi, bar) e servizi obbligatori (la pulizia delle vasche) e con una suddivisione di 70% di acqua utilizzata per le terme libere e il 30% per i servizi a pagamento. Un modello sul quale la Regione, secondo Delli Iaconi, era d’accordo ma che nel pratico, raccogliendo le varie osservazioni “si è capito che è quasi impossibile da realizzare. Quindi vorremmo levare la condizione del 70/30 e chiedere un conto economico che divida servizi volontari e obbligatori”. Il secondo modello, invece, sarebbe quello proposto dall’associazione Il Bagnaccio, che vorrebbe mantenere la struttura, investire insieme al Comune per il miglioramento dei servizi, condividendo costi e benefici.

Tra le proposte elaborate durante la commissione anche quella di mantenere il luogo attuale, in accordo con i proprietari, mettendo a bando la gestione dell’acqua utilizzando le strutture esistenti. Alcuni consiglieri, tra cui Maurizio Tofani, hanno poi chiesto di elevare la discussione e di non parlare del solo Bagnaccio: “Dobbiamo stabilire un principio che vale per tutti”. D’accordo con lui anche altri consiglieri, ma i tempi stringono. “Facciamolo – ha aggiunto – in massimo due mesi”.

Intanto la discussione, che parte da una delibera approvata il 25 settembre scorso, da una proroga del servizio fatta a novembre e arrivata in Commissione solo ad aprile, a 8 mesi dalla nuova scadenza delle proroga, è stata aggiornata e la commissione verrà riconvocata presto, al massimo tra due settimane, quando sarà ascoltata l’associazione che ha proposto un progetto al Comune di Viterbo.

 

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