Backstage – Pd, via i traditori ma i problemi restano

Backstage – Pd, via i traditori ma i problemi restano

Homepage - E adesso? Che cosa accade nel Pd viterbese dopo che è stata sancita l'espulsione dei reprobi e dei traditori? A tale domanda bisognerebbe rispondere invece di crogiolarsi nella soddisfazione di aver fatto pulizia e di aver ottenuto la cacciata di Francesco Serra e di altri 6 iscritti che si erano candidati contro la lista democrat al Comune di Viterbo

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E adesso? Che cosa accade nel Pd viterbese dopo che è stata sancita l’espulsione dei reprobi e dei traditori? A tale domanda bisognerebbe rispondere invece di crogiolarsi nella soddisfazione di aver fatto pulizia, come la Pravda di Pianoscarano (amplificatore ufficiale della corrente fioroniana) sostiene da giorni, da quando cioè la Commissione regionale di garanzia ha espulso Francesco Serra e altri 6 iscritti che si erano candidati contro la lista democrat al Comune di Viterbo. A parte la questione formale riguardante il fatto che il cardiologo di San Martino sostiene di non essersi iscritto nel 2018 e quindi mandar via uno che non c’è è impresa abbastanza improbabile, resta la sostanza di un partito che ancora di più si avvita su se stesso.

La tesi ricorrente è che si trattava di atto dovuto, visto quanto era successo. D’accordo, il provvedimento era inevitabile ma è scattato di fronte all’esposto presentato da Martina Minchella, segretaria dell’Unione comunale e anch’ella naturalmente fioroniana di ferro. Vien da chiedersi se davvero era necessario quel gesto. E quand’anche lo fosse stato, il quesito ancor più cogente è: e ora che succede?  I recentissimi esiti elettorali sanciscono che il Pd a Viterbo supera di poco la soglia dell’8%, che Serra ha avuto una manciata di voti in più (20 esattamente) rispetto a Luisa Ciambella e che lo stesso striminzito gruppo di consiglieri comunali (3, per l’esattezza) non appare tanto monolitico. Perché l’ex assessore Ricci si è lanciato prima del ballottaggio in un endorsement a favore di Chiara Frontini, contravvenendo così all’indicazione ufficiale di libertà di voto e soprattutto a quella ufficiosa di un appoggio ad Arena, la cui elezione avrebbe permesso appunto l’arrivo di un terzo esponente democratico in Sala d’Ercole.

Questi sono i fatti e su questi bisogna ragionare invece di lanciarsi in inutili e controproducenti anatemi, di dubbia utilità e di respiro assai corto. Oggi, viste le recentissime espulsioni, il Pd (almeno quello cittadino) è davvero poca cosa ed è destinato ad una sostanziale irrilevanza negli anni di opposizione. Ma su scala provinciale le questioni sono ancora apertissime e tutt’altro che definite: il segretario Egidi è dimissionario, la sede di fatto vuota e non più frequentata da iscritti e/o dirigenti. “Tutte le conte, quando sono circondate di affanno e nervosismo, diventano risolutive in senso diametralmente opposto agli auspici”, scrive Peppe Fioroni sul blog di famiglia e aggiunge: “Cosa debba essere in futuro il Pd, quali alleanze debba promuovere, con quali metodi e strumenti, adatti alle esigenze dei tempi, possa essere chiamato ad agire; ecco, tutto questo non si decide – per quanto sia scontato il fatto in sé – ridando la parola alla base. Si tratta piuttosto di rimettere mano all’aratro, disegnando il solco che possa identificare un nuovo percorso, così da rompere l’assedio del populismo”.

Analisi anche condivisibile, ma perché non declinarla anche in chiave locale? Cacciare questo o quello non serve proprio a nulla se non si avvia una profonda riflessione e non si individuano percorsi per uscire da un ridimensionamento profondo, sancito inequivocabilmente anche dai risultati dei ballottaggi. Le sconfitte in serie hanno aperto ferite profonde che non sarà affatto facile rimarginare e continuare in diatribe senza fine rischia semplicemente di prolungare un’agonia, il cui esito finale tutti conoscono molto bene.

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