Backstage – L’inesorabile declino del fioronismo

Backstage – L’inesorabile declino del fioronismo

Homepage - La nomina di Alessandra Troncarelli nella Giunta regionale merita alcune considerazioni che vanno anche al di là del riconoscimento delle qualità nei riguardi di una persona che si è fatta le ossa nell'amministrazione comunale e che ora ha la possibilità di farsi valere in un ambito più vasto con la possibilità peraltro di operare nel medesimo settore, cioè quello dei servizi sociali

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La nomina di Alessandra Troncarelli nella Giunta regionale merita alcune considerazioni che vanno anche al di là del riconoscimento delle qualità nei riguardi di una persona che si è fatta le ossa nell’amministrazione comunale e che ora ha la possibilità di farsi valere in un ambito più vasto con la possibilità peraltro di operare nel medesimo settore, cioè quello dei servizi sociali.

Innanzitutto, la Tuscia finalmente entra nella stanza dei bottoni della Pisana dopo 5 anni di ingiustificato ostracismo, alla faccia delle assicurazioni nel 2013 del presidente Zingaretti che aveva giurato in fase pre-elettorale che, in caso di vittoria, ogni provincia avrebbe avuto il suo rappresentante in Giunta. Manco per idea: nonostante due eletti facenti parte della maggioranza (Panunzi e Valentini), il Viterbese rimase incomprensibilmente a secco. E dunque il Montalbano de’ Noantri sana una ferita, sia pure con un quinquennio di ritardo.

Il secondo aspetto riguarda gli equilibri nel Pd di casa nostra dove appare chiaro che l’influenza fioroniana subisce un altro durissimo colpo dopo l’estromissione del lider maximo dalla Camera (dopo 22 anni di ininterrotta presenza) e dopo la mancata elezione del delfino designato, Luisa Ciambella, nel parlamentino regionale. E, non ultimo, dopo le dimissioni di Andrea Egidi dalla segreteria provinciale che, di fatto, consegnano il partito a quella che fino al 4 marzo era la minoranza, peraltro bistrattata e poco considerata nonostante le dichiarazioni di facciata che parlavano di gestione collegiale e unitaria. Così non è stato e la plebiscitaria riconferma di Enrico Panunzi (inutilmente spinto ad una candidatura in Parlamento proprio per spianare la strada alla Ciambella) apre di fatto una fase di nuovi equilibri nella quale, usando un’espressione abusatissima nell’ultimo periodo, nulla sarà più come prima. S’era paventata l’ipotesi che la stessa Ciambella potesse entrare nella squadra di Zingaretti, ma alla fine ha vinto la linea degli anti-renziani e il fioronismo è finito relegato nell’angolo.

Da tutto questo derivano inevitabili conseguenze sulla futura candidatura per il Comune di Viterbo: questione che ormai bussa alle porte, visto che tra un paio di mesi si torna alle urne per Palazzo dei Priori. E’ evidente che adesso lo schema di 5 anni fa con ricerca di un accordo con settori di centro e anche di destra diventa di più difficile applicazione se – come tutto lascia supporre – la nuova segreteria provinciale sarà di ispirazione panunziana. Più logico pensare a scelte più radicali e in questo caso il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Francesco Serra, stimato cardiologo battuto alle primarie del 2013 proprio da Michelini (sostenuto da Fioroni). Una situazione magmatica e in continua evoluzione ma che dovrà trovare compimento entro breve: il tempo stringe e il Pd, per quanto incerottato, non può permettersi ulteriori passi falsi. Quanto meno deve provare a reagire e a ritrovare un’essenza comune, piuttosto smarrita (eufemismo) negli ultimi mesi.

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