Backstage – Inizia la corsa per Palazzo dei Priori

Backstage – Inizia la corsa per Palazzo dei Priori

Homepage - Giochi fatti. Otto candidati sindaco, 18 liste, circa 560 candidati: ecco in estrema sintesi i freddi numeri che ci accompagneranno fino al 10 giugno (e molto probabilmente anche oltre) nella corsa per il rinnovo dell'amministrazione comunale di Viterbo

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Giochi fatti. Otto candidati sindaco, 18 liste, circa 560 candidati: ecco in estrema sintesi i freddi numeri che ci accompagneranno fino al 10 giugno (e molto probabilmente anche oltre) nella corsa per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Viterbo.

La prima considerazione è che, viste le forze in campo, la pratica difficilmente potrà esaurirsi al primo turno. Il centrodestra, nella presentazione del candidato sindaco Giovanni Arena, professava fiducia in una soluzione da chiudersi nella tarda primavera, ma la faccenda con maggiori probabilità troverà la sintesi agli albori dell’estate, cioè il 24 giugno, la domenica in cui è fissato il ballottaggio.

Senza voler tifare per chicchessia, non c’è dubbio che lo schieramento guidato da Arena parte con i larghi favori del pronostico. Che ce la faccia al primo colpo o debba poi aspettare quindici giorni per chiudere i conti, importa poco. Ci sarebbe molto da meravigliarsi se l’area moderata fallisse l’assalto a Palazzo dei Priori: solo clamorosi autogol in questo mese di campagna elettorale potrebbe capovolgere un esito che appare invece abbastanza delineato. Per tutti gli altri contendenti, l’obiettivo principale in questa fase è innanzitutto evitare una vittoria al primo turno e poi andare a giocarsi la partita nei supplementari del 24. E qui il discorso merita qualche approfondimento maggiore.

Conviene partire dal centrosinistra, in questa circostanza scomparso almeno nella sua accezione tradizionale. Il Partito democratico candida Luisa Ciambella, vice sindaco uscente, ma di fatto viene sancita una spaccatura frontale fra le falangi fioroniane e il resto della compagnia. Tanto che scende in campo, con l’appoggio di due liste, anche Francesco Serra, ex renziano della prima ora ma anche leader della fronda a Michelini che per lunghi mesi tenne sulle spine la maggioranza uscente della Sala d’Ercole. Una situazione che si trascina da tempo fra alti e bassi, ma che affonda le radici in una oggettiva difficoltà di comunicazione e di collaborazione e che adesso sfocia in un duello rusticano che, comunque andrà a finire, lascerà qualche vittima politica sul terreno. Forse è proprio questa inedita situazione fra i democrat a rappresentare l’incognita maggiore in vista di un possibile ballottaggio. Non c’è dubbio che un Pd compatto sarebbe stato il principale contendente per il secondo turno: allo stato dell’arte, difficile prevedere come potrà reagire l’elettorato.

Sui fronti estremi, due candidati in campo con l’obiettivo di superare la tagliola dello sbarramento che impedirebbe l’ingresso in Consiglio comunale: Paola Celletti (sinistra con la lista Lavoro e beni comuni) e Claudio Taglia (destra, in rappresentanza di Casapound con un’altra lista a supporto). Situazione mutevole poiché è evidente che l’insieme degli schieramenti in campo restringe di parecchio i margini di manovra. Interessante vedere come si evolverà in chiave locale la valanga dei consensi ricevuti dal Movimento Cinquestelle che candida per lo scranno più più alto di Palazzo dei Priori Massimo Erbetti: a guardare i voti ricevuti due mesi fa alle regionali e alle politiche, i pentastellati sono competitor di primo piano, ma si sa pure (come testimoniano i recenti voti in Molise e in Friuli Venezia Giulia) che qualcosa cambia quando il voto si declina a livello comunale. Anche se gli esempi di Roma e Torino nel 2017 danno fiato agli epigoni viterbesi di Di Maio.

Infine, le due liste civiche rimaste in lizza: Viva Viterbo di Filippo Rossi e Viterbo 2020 di Chiara Frontini. Il primo ha appoggiato Zingaretti per la Pisana, e quindi si colloca nell’area di centrosinistra, ma i pessimi rapporti con la Giunta uscente non lasciano presagire un accordo (come avvenne nel 2013) in caso di ballottaggio; la seconda ha cominciato da tempo la campagna elettorale e continua a martellare affrontando temi concreti. Che poi sono quelli che maggiormente interessano ai cittadini.

Situazione dunque in evoluzione. L’offerta è ampia e variegata: le ideologie sono pressoché finite e soprattutto in voto cittadino contano di più la capacità di confronto  e di convincere una ad una le persone. Tanto più che l’esercito dei candidati potrà contare sui rapporti familiari e amicali per incamerare consensi. Comunque vada, in bocca al lupo a tutti  (e viva il lupo, naturalmente).

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