Backstage – Alla giostra del Comune c’è posto per tutti

Backstage – Alla giostra del Comune c’è posto per tutti

Homepage - Venghino, signori venghino... C'è sempre posto sulla giostra di Palazzo dei Priori e i giri sono continui e non si fermano mai. Finora sono 6 gli aspiranti alla carica di sindaco che hanno ufficializzato la propria candidatura. Pensate che sia stato raggiunto il tutto esaurito? Sbagliato: siamo solo all'inizio e non è affatto improbabile che alla fine per lo scranno più alto della Sala d'Ercole si possa raddoppiare l'attuale numero

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Venghino, signori venghino… C’è sempre posto sulla giostra di Palazzo dei Priori e i giri sono continui e non si fermano mai. Finora sono 6 gli aspiranti alla carica di sindaco che hanno ufficializzato la propria candidatura: Chiara Frontini (Viterbo Venti Venti), Massimo Erbetti (Movimento Cinquestelle), Filippo Rossi (Viva Viterbo), Stefano Caporossi (Lo Scarpone), Claudio Taglia (Casapound) e Paola Celletti (Lavoro e Beni Comuni). Pensate che sia stato raggiunto il tutto esaurito? Sbagliato: siamo solo all’inizio e non è affatto improbabile che alla fine per lo scranno più alto della Sala d’Ercole si possa raddoppiare l’attuale numero. Ad essere ottimisti, ci si fermerà a quota 10, cioè uno ogni seimila abitanti circa. Come se ogni quartiere di Viterbo, frazioni comprese, presentasse un candidato. Un’enormità, con il massimo rispetto nei confronti di chi democraticamente decide di mettersi in gioco per offrire un servizio alla comunità.

Il problema è piuttosto un altro: quanti degli attuali e dei futuri protagonisti hanno concrete possibilità di diventare realmente sindaco o hanno chances significative di conquistare almeno il ballottaggio? Pochi, pochissimi: le dita di una mano bastano e avanzano. E lo sanno tutti con assoluta certezza. E allora – ci si chiede – perché scendono nell’arena quando si conosce a priori che non ci sarà alcuna possibilità di farcela? Non certo per spirito olimpico (“L’importante è partecipare” con tutto quel che segue), piuttosto per dare una testimonianza e soprattutto per marcare il territorio. Perché, in caso di secondo turno (evenienza quanto mai probabile) il gruzzoletto (più o meno grande) raggranellato alla prima tornata può avere un peso decisivo nelle sorti della contesa. Il tutto rientra nella famosa logica: io non posso vincere, ma posso farti perdere. Logica aberrante perché costituisce una sorta di “ricatto politico”, il cui valore etico è quanto mai discutibile, come si può facilmente intuire.

Per fortuna la legge elettorale in vigore per i comuni, al contrario di quanto avviene per il Parlamento (e l’attuale fase di stallo ne è la testimonianza più eloquente) screma con rigida severità i pretendenti marginali e lascia il campo solo ai primi due arrivati, sempre che qualcuno non superi la soglia del 50% già alla prima chiamata. Con il rischio, comunque, che al ballottaggio si mettano in pista oltre al lecito gioco degli apparentamenti, anche lo squallido mercato dei veti incrociati e quello ancor più deleterio degli accordi sottobanco.

E’ la democrazia, bellezza. Tutti possono partecipare, c’è solo da prenderne atto. Anche quando Vittorio Sgarbi annuncia urbi et orbi che vuole diventare sindaco di Sutri. Era proprio il caso? No, sinceramente no. Eppure lo farà, a meno che non cambi idea come pure spesso è successo. Ma questo forse è soltanto un eccesso di democrazia. Che è sempre meglio comunque di un eccesso di dispotismo.

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