Palazzo dei papi, guardiamo Avignone e vergogniamoci

Palazzo dei papi, guardiamo Avignone e vergogniamoci

Cronaca - Guardiamoci intorno per capire come siamo messi e magari per recuperare il terreno perso copiando. Vi proponiamo un paragone ingiusto Avignone-Viterbo nella speranza funzioni da stimolo e tenendo conto che anche a Viterbo ci sono realtà positive che, nel loro piccolo, non sono stati ferme.

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Avignon,_Palais_des_Papes_by_JM_RosierAvignone è il ventunesimo secolo, Viterbo gli anni Ottanta. In comune tra noi e la cittadina francese una sola cosa: il palazzo dei papi. Da una stessa storia difficile capire come si siano venuti a determinare due destini così diversi. Scriviamo questo articolo per far vergognare Viterbo, la sua classe dirigente, i suoi cittadini. La vergogna può essere uno stato d’animo utile, può funzionare da stimolo. Può tirare fuori la voglia di reagire e la forza di farcela.

Da Avignone viene fuori una capacità di messa a sistema, di comunicazione, di gestione moderna del bene da fare invidia. Soprattutto a noi. E bisognerebbe ringraziare il cielo di aver mandato a Viterbo delle persone in gamba come i ragazzi di Archeoares, che da alcuni anni stanno facendo bene per accogliere i turisti sul colle del duomo. Quello che manca è la spinta delle istituzioni, con la speranza che da qui in avanti si riesca davvero a cambiare verso.

Se andiamo su youtube alla ricerca di qualcosa che ci racconti del Palazzo Papale di Avignone troviamo questo.

Provate ora a farlo per il Palazzo Papale di Viterbo.

 

Stesso discorso sul piano dei siti internet:

AVIGNONE (clicca)

VITERBO (non esiste un sito su palazzo papale. L’unica cosa degna di nota è il sito di Archeoares)

 

Vi lasciamo con una riflessione di Giovanni Faperdue sul tema

La sala del conclave di Avignone si presenta con un’immagine suggestiva e accattivante. Quei seggi austeri e vuoti, come d’incanto, riportano i numerosi visitatori alle atmosfere medievali, delle elezioni al soglio di Pietro. Sembra quasi di rivedere i porporati che intervengono in favore di un cardinale da fare eleggere alla massima carica della Chiesa; o anche di ascoltare le loro preghiere indirizzate allo Spirito Santo, perché illumini le loro menti. Invece la sala del conclave del Palazzo Papale di Viterbo è tutto il contrario. Infatti, è povera, fredda e disadorna. Più che ad una sala che ha visto numerosi conclavi (cinque in totale), tra i quali il più lungo della storia della Chiesa, che dette luogo al neologismo “conclave” (da clausi cum clave), sembra quasi un vecchio magazzino mercantile, rimesso a nuovo, in attesa di essere riempito di scatoloni, o anche di granaglie.

Oggi si parla tanto di un museo del conclave, di una bella installazione multimediale, che faccia rivivere ai turisti i momenti storici della Viterbo “Caput Mundi”. Plaudiamo a queste iniziative, ma conoscendo Viterbo e soprattutto i viterbesi, suggeriamo di cominciare a fare qualcosa che sia realizzabile da subito, senza rimpalli biblici tra i vari enti, che dovrebbero impegnarsi per realizzare questa opera.

Allora, noi che amiamo Viterbo, noi che vogliamo rendere migliore questa nostra città, per nostra ambizione e per i nostri figli, ci permettiamo di suggerire un’iniziativa che abbia le caratteristiche di essere realizzata con un impegno di spesa più abbordabile. Cominciamo con il migliorare la sala del conclave, facendo ricostruire i seggi in legno così come erano nel medioevo. Magari ne facciamo confezionare diciannove; tanti quanti erano all’inizio i cardinali del conclave più lungo della storia della Chiesa (1271).

Per creare un minimo di atmosfera, basterebbe creare questi seggi e  posizionarli addossati alle pareti della sala. Poi per dare un tocco di verosimiglianza, agli accadimenti dell’epoca, che ricordi l’episodio del tetto scoperchiato per ordine del Capitano del Popolo Raniero Gatti il Giovane, basterà riproporre un esempio di tenda improvvisata, con panneggi di velluto rosso, come quelle che i nostri storici ci dicono furono arrangiate dai cardinali, per proteggersi dalle intemperie e dal freddo della notte. Quindi le prime spese, in attesa del museo multimediale dei Conclavi, sarebbero di lieve entità: due file di seggi contrapposti con capienza di almeno venti posti, dieci sul lato destro e dieci su quello sinistro, e alcuni bastoni piantati a mo’ di tenda, ricoperti con panneggi di velluto rosso cardinale. Poi potremo attendere con pazienza, che gli enti che dovrebbero finanziare il museo, si mettano d’accordo sulla ripartizione delle spese.

Fatte queste prime opere i turisti avranno di che godere, respirando l’atmosfera giusta, e la nostra città, anche senza essere Avignone, comincerà il suo cammino verso quel turismo religioso tanto agognato, che fa ricchi i nostri cugini d’oltralpe.

Foto Fisioterapy Center

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