Il Lago di Bolsena

Il Lago di Bolsena

A TUTTA TUSCIA, L’INCREDIBILE LAGO DI BOLSENA

di Simone Carletti


Se per scoprire il litorale siamo partiti dalle mura ghibelline di Tuscania in questo viaggio verso il territorio incontaminato e tutto da gustare del Lago di Bolsena facciamo rotta sull’Alta Tuscia. E’ Acquapendente, la Gerusalemme d’Europa, il punto di partenza della nostra nuova avventura alla scoperta di un angolo di Tuscia sicuramente tra i più suggestivi.

Roberto ancora dorme, seduto nel sedile dietro della macchina e con la testa ben piantata sul finestrino. E’ presto ma vedo Daniela che è già carica e pronta a non finirla più con i suoi racconti, storie e descrizioni dei posti che andremo a vedere. Durante il viaggio mi inizia a parlare dei ‘Pugnaloni’. “E’ una tradizione aquesiana che ricorda la cacciata di Federico Barbarossa”, lancia l’amo la nostra guida. Roberto si sveglia, come resuscitato dal nome del leggendario imperatore svevo, mentre io mi preparo a immergermi di nuovo, con questi compagni di viaggio che mi è toccato di avere in sorte, dentro atmosfere medioevali.

“I Pugnaloni sono grandi mosaici di fiori, foglie e ramoscelli, esposti durante la festa della Madonna del Fiore che si svolge la terza domenica di maggio e che affonda le sue origini proprio nel medioevo, durante il dominio di Federico Barbarossa appunto. Leggenda vuole che due contadini avrebbero assistito alla fioritura di un ciliegio secco e l’evento miracoloso fu interpretato come segnale divino per insorgere, impugnando pungoli e attrezzi da lavoro, per cacciare l’imperatore. Ogni anno, diversi gruppi storici competono nella realizzazione dei Pugnaloni che vengono fatti sfilare in processione per essere infine premiati nella piazza del paese”, e con questa storia entriamo nel clima giusto per proseguire una nuova giornata ‘A Tutta Tuscia’.

BENVENUTI NELLA GERUSALEMME D’EUROPA

Presenta l’aspetto di un grazioso borgo medievale ed è la prima sosta della Via Francigena nel Lazio: qui, infatti, si trova la Basilica del Santo Sepolcro che custodisce, all’interno della meravigliosa cripta romanica, il sacello con le reliquie dell’Aula del Pretorio di Gerusalemme, le pietre che, secondo la tradizione, sarebbero state bagnate dal sangue di Cristo durante la Passione. È proprio per questo motivo che Acquapendente è detta la “Gerusalemme d’Europa”.

Nel momento in cui andiamo a fare visita a questo luogo così suggestivo, che è la Basilica del Santo Sepolcro, abbiamo la netta sensazione di avere davanti a noi una fantastica giornata. Usciti dal luogo sacro Daniela inizia a parlarci del borgo di Torre Alfina. Si trova a pochi chilometri da dove ci troviamo e decidiamo di fare tappa proprio lì, anche perché ci fanno uno dei gelati più buoni del centro Italia.

Torre Alfina ci appare dominata da un possente castello, alle spalle del quale si ha l’accesso al Bosco del Sasseto, definito “il Bosco di Biancaneve” dal National Geographic, proprio per il suo aspetto “incantato” che ricorda le descrizioni delle fiabe, con una ricca vegetazione, alberi antichi e un’atmosfera davvero magica. Torre Alfina si trova, inoltre, ai confini con la Riserva Naturale di Monte Rufeno, attraversata dal fiume Paglia e che presenta una ampia e straordinaria biodiversità, in un paesaggio incontaminato dove è possibile immergersi nel verde e inoltrarsi per i numerosi sentieri percorribili a piedi, a cavallo o in bici secondo diversi tipi di itinerari.

Rimaniamo per un po’ a contemplare questi luoghi veramente suggestivi ma è già tardi e abbiamo un sacco di cose ancora da vedere. Intanto andiamo a trovare un nostro contatto. Si tratta del signor Giuseppe Brizzi. Cosa fa da queste parti? E’ impegnato a tenere ben dritta la bandiera dell’accoglienza made in Tuscia.

 

 

AGRITURISMO CERQUETO, UN’ACCOGLIENZA CAPACE DI STREGARE GLI SCANDINAVI

Il posto che raggiungiamo è una struttura d’accoglienza di qualità, contraddistinta dal Marchio Tuscia Viterbese. Raggiungiamo il signor Giuseppe Brizzi, titolare dell’agriturismo Cerqueto. E’ proprio questa eccellenza dell’accoglienza che ha saputo costruirsi negli anni una clientela tutta scandinava. E grazie a questi flussi turistici, soprattutto dalla Norvegia, che i prodotti dell’Alta Tuscia finiscono sulle tavole del Nord Europa.

E’ attraverso una rete di rapporti stretti con appositi tour operator che l’agriturismo Cerqueto è riuscito a ritagliarsi uno spazio e una reputazione nel mercato del turismo dal Nord Europa. Il signor Giuseppe va molto fiero di quello che è riuscito a fare negli ultimi anni. La sua realtà produttiva non si occupa solo di accoglienza ma produce e impacchetta i prodotti dell’Alta Tuscia. E’ così, grazie a tutto questo, che non deve sembrarci poi così strano se in Norvegia o Danimarca ci sarà anche quest’anno qualcuno pronto a brindare al 2014 mangiando cotechino e lenticchie di Onano. Magie del Marchio Tuscia Viterbese.

 

 

LA QUALITA’? EST! EST!! EST!!!

Proseguendo il nostro viaggio, scendiamo verso il lago di Bolsena e facciamo tappa ai borghi principali che su di esso si affacciano. Riprendiamo la Via Francigena e ci fermiamo proprio a Bolsena,  località balneare che si sviluppa tra le rive del lago e l’altura su cui domina la Rocca Monaldeschi della Cervara (oggi sede del Museo Territoriale). Polo di attrazione della città è anche la Basilica di Santa Cristina, con le affascinanti catacombe e la cappella del Miracolo Eucaristico: una chiesa le cui strutture architettoniche riassumono una continuità di culto che affonda le sue origini nell’epoca paleocristiana, si rinnova in epoca medievale e giunge vivido fino ai nostri giorni. Proprio nel 2013-2014 si celebra, infatti, il Giubileo per il 750° anniversario del Miracolo Eucaristico e dell’istituzione della Festa del Corpus Domini. Sono cose che stanno soltanto nella Tuscia, sì signori.

Lasciamo Bolsena e ci dirigiamo, sempre seguendo la via Cassia (di cui la Francigena ha ripreso più o meno precisamente il tracciato), verso Montefiascone. Prima di arrivare al borgo, facciamo una sosta alla chiesa medievale di San Flaviano, con una struttura molto particolare che vede la sovrapposizione di due chiese, di cui quella inferiore abbellita da pregevoli affreschi realizzati per lo più tra XIV e XVI secolo; essa custodisce anche una tomba che la tradizione attribuisce al leggendario Johannes Defuk, legato al celebre vino locale Est! Est!! Est!!!.

Secondo la leggenda nei primi decenni del XII secolo questo nobile prelato germanico sarebbe sceso in Italia per assistere all’incoronazione, a Roma, del futuro Imperatore Enrico V. Essendo un grande estimatore di vino, Defuk si faceva precedere dal suo fidato servo Martino, il quale aveva il compito di segnalare sulle porte delle cantine che avevano buon vino il “sigillo” Est! (“c’è!”). Giunto a Montefiascone, Martino avrebbe trovato un nettare così delizioso da scrivere Est! Est!! Est!!!. Pare, così, che Defuk si stabilì a Montefiascone proprio per questo motivo e qui morì per aver bevuto troppo vino, come recita l’iscrizione sulla lapide in peperino all’interno della chiesa di San Flaviano.

A questo punto, guardando Roberto, mi viene voglia di lasciare tra questi affreschi e colonne Daniela e provare di persona se riusciamo o meno a essere più morigerati di Defuk. E’ il momento della pausa moscatello di Montefiascone, sfida a suon di bicchieri.

Oltre alle bellezze del paesaggio e della storia infatti in questa parte di Tuscia c’è di più: i vini. A raccontarci le eccellenze di questa parte di Viterbese Flavio Verzaro, direttore del Museo Taruffi ed esperto di vini, con il quale apriamo qualche bottiglia prima di riprendere il cammino.

 

 

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UN TUFFO DOVE L’ACQUA E’ PIU’ BLU

Prima di lasciare Montefiascone raggiungiamo l’antico borgo: anche qui ci addentriamo nei vicoli medievali e saliamo verso la Rocca dei Papi, una fortezza medievale posta a guardia del lago, scelta come residenza da diversi pontefici, come Martino IV che vi trovò la morte perché, come ci racconta anche Dante, era ghiotto delle anguille del lago di Bolsena e ne fece indigestione. Prima di lasciare questo piccolo gioiello della Tuscia, ci affacciamo dal Belvedere per godere della splendida vista sull’incantevole specchio d’acqua. E’ qui che non possiamo fare a meno di concentrarci su due gioielli: le isole Martana e Bisentina.

Rompiamo la magia del panorama e riprendiamo il nostro giro.

Facciamo una breve tappa a Marta per fare una passeggiata nel caratteristico borgo dei pescatori e gustare un buon bicchiere di “Cannaiola”, il buonissimo vino locale. Saliamo verso il Santuario della Madonna del Monte, fulcro della più importante festa religiosa del paese, la “Barabbata”, che si svolge il 14 maggio di ogni anno per festeggiare il risveglio della natura dopo il lungo inverno in ricordo degli antichi riti pagani di propiziazione. L’evento è scandito da un tradizionale corteo in cui sfilano gli abitanti suddivisi per “categorie” di mestieri: i Caseghi, i Bifolchi, i Villani, i Pastori (con le rispettive “sottocategorie”) tutti accompagnati da carri allegorici trascinati da buoi. Si aggiungono ovviamente, anche il clero e le autorità civili.

Mi fermo a pensare alla suggestione della “Barabbata” e confesso che vorrei fermarmi qui e chiudere l’escursione di ‘A Tutta Tuscia’ con un altro bel bicchiere di Cannaiola. I miei compagni di viaggio però mi scollano dal muretto dove mi sono seduto e cerchiano sulla cartina di Daniela altri due punti: Capodimonte e Gradoli. In marcia …

Riprendiamo il viaggio e andiamo a Capodimonte, altra pittoresca località balneare, e da qui ci imbarchiamo sul battello per andare a conoscere più da vicino l’Isola Martana e l’Isola Bisentina, i due piccoli gioielli del Lago di Bolsena. Le Isole furono abitate sin da tempi remoti, ma è nel Medioevo e soprattutto nel Rinascimento che trovarono frequentazione più assidua, tantoché la Bisentina divenne anche residenza della famiglia Farnese che proprio in questa zona della Tuscia aveva i suoi principali possedimenti.

Viste dal porticciolo queste isole sembrano abbastanza vicine ma in acqua non si arriva mai, sarà colpa della voglia di arriva per vederle a pochi metri. Roberto ci ha raccontato di esserci arrivato con un pedalò ai tempi del liceo, ho sempre sospettato fosse un po’ matto.

E a proposito dei Farnese, concludiamo il nostro viaggio a Gradoli, dove, all’interno del bellissimo Palazzo Farnese che domina il borgo medievale, ha sede proprio il Museo del Costume Farnesiano, con un ricco repertorio di abiti realizzati sulla base di attenti studi filologici che ricostruiscono l’evoluzione del costume presso le corti dei Farnese nel periodo compreso tra il XV ed il XVII secolo.

Ci ritroviamo in  un piccolo bar del posto e decidiamo, di comune accordo, di chiudere le fatiche con una bella bottiglia di Aleatico. Dovremmo poi smaltire il tutto con una bella cena, sacrificio che ci trova ancora una volta d’accordo senza troppi problemi, prima di fare ritorno a casa.

 

 

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 il viaggio prosegue sui Monti Cimini>>

 

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