Aliante della Tuscia – Tutte le strade passano per Montefiascone

Aliante della Tuscia – Tutte le strade passano per Montefiascone

Homepage - Se è vero che “tutte le strade portano a Roma” per secoli Impero e, potremmo azzardare, anche capitale del mondo, pare essere altrettanto vero che tutte le strade, passando per Roma, portano a Montefiascone.

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alianteCon Aliante della Tuscia questa settimana andiamo a scoprire qualcosa su la via Francigena.

Se è vero che “tutte le strade portano a Roma” per secoli Impero e, potremmo azzardare, anche capitale del mondo, pare essere altrettanto vero che tutte le strade, passando per Roma, portano a Montefiascone.

Su quelle che erano le vestigia delle via etrusche i Romani perfezionarono, attraverso ambiziosi programmi urbanistici, delle reti viarie per collegare Roma a tutti gli estremi del loro Impero. La via Francigena, confluente a partire dal II secolo avanti Cristo nella Cassia, collegava Roma al Nord Europa e da qui si poteva giungere proprio fino alla Basilica di San Flaviano a Montefiascone.

Furono dunque gli Etruschi che gettarono le basi di quello che sarebbe divenuto il più antico ed efficiente esempio di comunicazione viaria mai ideato, progettato ed attuato nella storia delle civiltà, forse secondo solo ai camminamenti della Grande Muraglia cinese.

Quella che sarà la Francigena veniva usata dagli Etruschi per collegare le zone tirreniche, quali Tarquinia e l’attuale Viterbo e venne estesa dai Romani per agevolare i flussi di comunicazione con l’Impero del Nord Europa. Questa strada, con le sue ramificazioni, avrebbe poi rappresentato un percorso di pellegrinaggio lungo tutti i vari centri di preghiera e meditazione presenti nel tragitto.

Il suo orizzonte internazionale fu tale da attribuire a questo complesso viario l’appellativo di “Francigena”. Questa connetteva l’Italia all’Europa d’oltralpe e nel corso del Medioevo rappresenterà uno snodo strategico di pellegrinaggio, non solo perché conduceva a Roma, ma anche perché nelle impervie del proprio tragitto, dal maltempo, alle fiere, ai briganti, l’individuo poteva intraprendere quel cammino di redenzione che lo avrebbe condotto nelle grazie del Regno di Dio.

A tutelare l’incolumità dei viandanti v’era la missione sacra dei Cavalieri Templari e dell’Ordine degli Ospedalieri. Non a caso l’importanza di Montefiascone era tale che si notano, presso questa, numerose commende templari che fungevano da presidi strategici per i Cavalieri Templari.

La testimonianza dell’Arcivescovo di Canterbury, Sigeric, ci conferma che nel ‘900 il percorso della Francigena era ormai terminato, poiché egli ne traccia un itinerario completo. Il significato della Francigena diviene dunque da strettamente pratico, seguendo le varie fasi evolutive, dalle prime strade etrusche, fino ai rifacimenti Romani, ad un vero e proprio senso spirituale durante i pellegrinaggi in Terra Santa e a Roma.

Gerusalemme in un certo senso, in quanto Terra Santa, era riprodotta idealmente nell’atto di recarsi, attraverso un pellegrinaggio, a Roma. Il significato escatologico del percorso francigeno assume una vera e propria connotazione di “sacralità dello spazio”, di cui i numerosi presidi e basiliche testimoniano il significato che ebbe.

Il culmine di tale sacralità si avrà nel 1299 quando Papa Bonifacio VIII annuncerà il primo Giubileo della Storia. Nel corso del 1400 si concepirà anche il significato economico di un simile collegamento viario.

Si prese, a partire dal XV secolo, la decisione di costruire due muri lungo il tratto francigeno di Montefiascone. Questo avrebbe fatto in modo che i pellegrini confluissero nel cuore del centro abitato della cittadina, evitando di concentrare il flusso di viandanti nella parte alta del colle dove si era concentrato il borgo.

Non a caso, per l’appunto, il termine Montefiascone deriva da Munt-Flascun, nucleo abitativo sorto in cima al colle dopo la distruzione di San Flaviano nel 1187.

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