Aliante della Tuscia – I dadi di Tuscania, la Stele di Rosetta per l’etrusco?

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Inizia una nuova collaborazione per La Fune. Ogni settimana la redazione del sito di approfondimento sulle storie del Viterbese Aliante della Tuscia realizzerà un articolo appositamente per i lettori de La Fune. Atlante della Tuscia

 

di Alessandro Gatti

Gli studi che nel 1969 compì il Maggiore ed etruscologo Enrico Mangosi spiegarono le iscrizioni sulle 6 facce dei “dadi di Tuscania” come la testimonianza che l’etrusco discende dal ceppo delle lingue semite.

Amanti delle feste, della buona tavola e dei giochi, gli Etruschi continuano a stupire archeologi e studiosi di tutto il mondo circa la loro misteriosa origine. L’ interrogativo più interessante riguarda ancora oggi la derivazione del loro idioma, più volte ricondotto a una forma autoctona di comunicazione, dalla quale discenderanno le varie lingue indoeuropee tra cui il latino.

Attorno alla metà del 1800 i fratelli Campanari trovarono, nei pressi di Vulci, due curiosi dadi ora conservati presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Questi particolari oggetti in osso, noti come i “dadi di Tuscania” non riportavano sulle sei facce numeri, bensì lettere.

Queste sono state ricondotte ai primi sei numeri etruschi anche se, lo studioso di etruscologia Corssen, ha ipotizzato non si trattasse di numerali, ma delle parole che componevano la frase “Mach thuzal huth ci´sa” (Magus donarium hoc cisorio fecit).

Secondo questa tesi, dunque, si trattava non di strumenti da gioco, ma di offerte funerarie oppure una sorta di strumento per il baratto.

Nessuno avrebbe mai immaginato che, la questione dei dadi, potesse portare a interrogarsi proprio sull’origine della lingua etrusca. La particolarità, infatti, non sembra essere tanto se essi riportino numeri scritti a parole piuttosto che parti di una frase, quanto piuttosto che questi potrebbero rappresentare un vero e proprio “dizionario” per tradurre le epigrafi etrusche.

Per Enrico Mangosi non ci sono dubbi che siamo difronte a un tipico schema linguistico proprio delle antiche civiltà semite per trascrivere i numeri. Lo studioso avrebbe fatto notare, in una monografia del 1969, come ci sia una spiccata somiglianza tra i maggiori gruppi semiti nel trascrivere i numeri facendo riferimento alle lettere dell’alfabeto secondo un preciso ordine.

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