Al via ‘Sacro e Profano’, un’operazione tra luci e ombre

Al via ‘Sacro e Profano’, un’operazione tra luci e ombre

Cronaca - Fino al 31 gennaio sarà possibile visitare la mostra dislocata sul centro storico 'Sacro e Profano'. Ieri l'apertura ufficiale, tra luci e ombre.

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sacro e profano 04Dentro ‘Sacro e Profano’. Ieri il taglio del nastro e l’apertura ufficiale della mostra. 23 dipinti viterbesi ricollocati all’interno di un percorso cittadino tra Palazzo dei Priori, la chiesa di San Silvestro (piazza del Gesù), il Museo del Colle del Duomo, la chiesa del Gonfalone (via Cardinal La Fontaine), il Museo Civico (piazza Crispi) e il Museo dell’Abate (San Martino al Cimino).

L’iniziativa promossa dal Comune di Viterbo rimarca una convinzione dell’amministrazione Michelini: “il Natale deve essere anche arte, contemplazione del bello”. Questo non significa che in passato non siano state allestite mostre, lo stesso Giulio Marini espose proprio a Palazzo dei Priori gli affreschi di Palazzo Spreca che quest’anno ritroviamo nella chiesa di San Silvestro.

 

 

L’allestimento

Ci aspettavamo vibrazioni positive su questo fronte e ci sono state. Andrea Alessi ha saputo mettere in risalto i dipinti, facendo un buon lavoro negli spazi, per certi versi piuttosto difficili, di Palazzo dei Priori. D’impatto l’idea di giocare con il buio e la luce, per mettere in risalto le opere. Funzionante anche la costruzione degli sfondi, azzeccato ed elegante il colore azzurro carta da zucchero. Buona anche l’illuminazione, attraverso i led.

Delusione per la sala regia. Dopo le indiscrezioni della vigilia c’era da aspettarsi uno studio di luci. Studio di luci che non c’era, trasformando di fatto la sala stessa in un area di dialogo. E’ vero che questo effetto si è verificato all’inaugurazione, che ha visto presenti in massima parte autorità cittadine e persone che già frequentano e conoscono questo spazio bellissimo e suggestivo. Magari l’effetto buio luce poteva funzionare meglio introducendo illuminazioni particolari. Magari funzionerà ugualmente su chi non conosce a memoria i dipinti della ricca sala comunale.

Minimalista e funzionale l’allestimento nella chiesa di San Silvestro. A vincere anche qui è l’idea: collocare gli affreschi all’altezza di cinque metri. La stessa altezza dove si trovavano all’interno di Palazzo Spreca, da dove furono sottratti dai predoni dell’arte. Stavano per essere venduti sul mercato nero a un milione e 400mila euro, ma una brillante operazione coordinata dalla Procura di Viterbo ha restituito tutto alla collettività. Le 14 virtù sono disposte in maniera da lasciare degli spazi. Spazi dovuti alla mancanza di tre affreschi andati persi.

Il resto dei luoghi non è stato visitato dal giro d’apertura. Buona anche la presenza di Alessi, che ha raccontato in maniera semplice e al tempo stesso ricca di contenuti e dettagli le caratteristiche dei quadri in mostra.

 

“Questi quadri valgono”

Le opere esposte sono tutte di artisti viterbesi tra Quattrocento e Settecento. Nei giorni scorsi è scoppiata una polemica, sollevata da Umberto Cinalli (Sel), sul modo discutibile e testimoniato da foto con cui i quadri sono stati collocati al loro posto nella mostra. Qualcuno si è posto la domanda: “Se sono trattati così è perché non valgono niente?”. Durante l’inaugurazione Alessi ha replicato: “Questi quadri valgono eccome, sono dipinti importanti”. La polemica di Cinalli (LEGGI), a questo punto, è ancora più valida: “Perché quadri importanti sono stati trattati in quella maniera?”.

 

La politica assente

L’inaugurazione di ieri ha messo in evidenza un fatto. Presente Giuseppe Fioroni e tutti i “fioroniani” o gravitanti intorno a quel mondo: Luisa Ciambella, Alvaro Ricci, Aldo Fabbrini, Daniela Bizzarri e Christian Scorsi. Assenti tutti gli altri. Nessuno di Viva Viterbo, la forza culturale dell’amministrazione Michelini. Nessun altro consigliere Pd o di Oltre le Mura. Sono tutti già in vacanza o si tratta di un segnale?

 

La comunicazione “ad minchiam”

Una costante dell’amministrazione Michelini sembra essere la non capacità di strutturare e pianificare la comunicazione. Anche quest’anno tutto all’ultimo momento e con una grande incognita: qualcuno da fuori Viterbo saprà dell’esistenza di questo ‘Sacro e Profano’? Si può anche decidere di non farlo sapere, ritenendo l’evento un qualcosa di localistico e poco vendibile fuori, ma qualcuno ci ha ragionato sopra?

 

La riflessione

L’augurio e l’invito che rivolgiamo ai viterbesi è di andare a visitare l’esposizione. L’allestimento ha delle idee di base, e questa è forse una novità per questa città. Si ricorderanno gli scafandri e l’allestimento dello scorso anno su Del Piombo. Una roba da pelle di cappone. Anche i quadri meritano e sicuramente si tratta di un arricchimento. L’operazione culturale, decisa dal Comune, presenta però dei punti critici o comunque apre spazio a delle riflessioni possibili e doverose. I quadri esposti sono già presenti nei musei e nelle chiese cittadine. Fatta eccezione per le virtù profane di Palazzo Spreca. Ha senso spendere 50mila euro per allestire Palazzo dei Priori e un paio di chiese? Qui la risposta può essere duplice, ma la domanda va posta. Altro quesito riguarda il carattere fortemente localistico del tutto. Questo può essere figlio di una scelta glocale: puntare su ciò che si ha sperando piaccia al mondo; o di una ripiegatura su se stessi: faccio le cose per i miei cittadini. Nel primo caso però si ritorna sempre al problema della comunicazione.

Altra domanda: regge l’idea che qualcuno da Milano o Bari dovrebbe venire a Viterbo per vedere i quadri di viterbesi tra Quattrocento e Settecento? Poteva reggere per Del Piombo, forse.

 

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