A Viterbo gli scarti, a Foligno le opere d’arte

A Viterbo gli scarti, a Foligno le opere d’arte

Politica - A Viterbo gli scarti, a Foligno le opere d’arte. Sul contemporaneo non c’è storia, Viterbo dopo un impietoso confronto con le città vicine non può che intimidire. Eppure qualche tentativo per uscire da questa situazione in passato c'era stato

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A Viterbo gli scarti, a Foligno le opere d’arte. Sul contemporaneo non c’è storia, Viterbo dopo un impietoso confronto con le città vicine non può che intimidire. È inutile dire che è la città delle fontane (sporche e disordinate) che in tanti non hanno; è inutile dire che la città ha una storia gloriosa legata addirittura con la santità e i Papi; è inutile dire che il quartiere di San Pellegrino è uno dei più bei quartieri medioevali del mondo; è inutile dire tutto ciò se poi quando ti affacci altrove vedi che c’è qualcosa che non va, che Viterbo è rimasta ferma al palo e quando ha “investito” lo ha fatto a caso.

Dopo aver aperto il fronte dei Festival della Letteratura e dalle politiche culturali attuate dal comune di Mantova, oggi con La Fune ne apriamo un altro. Quello dell’arte contemporanea. A Foligno infatti hanno comprato (comprato) la Calamita cosmica di Gino De Dominicis e l’hanno piazzata nel Centro d’Arte Contemporanea. Che cos’è la Calamita cosmica? È uno scheletro di 24m realizzato in vetroresina, ferro e polistirolo. Ma al di là delle fattezze dell’opera e del gusto di ognuno di noi, quel che vorrei sottolineare è proprio l’impatto che questa scultura ha avuto in termini di immagine per la cittadina umbra. Gino De Dominicis è un artista molto stimato e vanta recensioni positive sia da giornali specialistici (Artribune), ma anche da quotidiani classici (come il Corriere della Sera), e non a caso è considerato uno degli artisti italiani più importanti del ‘900. Inutile raccontare le ricadute positive, d’immagine e di crescita (in tutti i sensi) per Foligno.

E Viterbo? Viterbo cosa può vantare in tema? Nell’ignaro entusiasmo prima e nel degrado poi, ospita un’opera che non si potrebbe nemmeno definire controversa. Si tratta di Awakening (Il risveglio) di Seward Johnson. Un’opera arrivata da Roma e che ha messo per qualche tempo Viterbo alla berlina (“il mostro è riapparso a Viterbo”, Artribune.com). Seward Johnson, per capirsi, è lo stesso Steward Johnson finito in prima posizione in classifiche come “la peggior arte pubblica americana. Un’opera arrivata in prestito temporaneo (doveva rimanere qualche mese), poi diventato nei fatti un regalo (o forse uno scarto non recuperato).

Eppure a Viterbo negli anni scorsi qualche tentativo c’era stato. Il festival d’arte contemporanea Cantieri d’Arte curato da Claudio Zecchi e Marco Trulli, ad esempio, aveva aperto uno spiraglio facendo intravedere la possibilità di una Viterbo che guardasse al presente e non solo al passato. Un tentativo mai capito fino in fondo dalle istituzioni. Ma anche la presenza in città del critico Antonio Arévalo (già responsabile del padiglione del Cile alla Biennale di Venezia e ora referente per il Governo cileno) non è mai stata valorizzata. Insomma, Viterbo sarà capace di porsi qualche domanda e di invertire la tendenza?

 

 

 

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