A Villa Lante c’è un affresco di Cecco del Caravaggio, ma (quasi) nessuno lo sa

A Villa Lante c’è un affresco di Cecco del Caravaggio, ma (quasi) nessuno lo sa

Homepage - "La famiglia di Dario presentata ad Alessandro (1613)" è una delle poche certezze nella vita di Cecco del Caravaggio. Si trova a Bagnaia, ma a Viterbo quasi nessuno lo sa.

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A Villa Lante c’è un affresco di Cecco del Caravaggio, una perla, ma (quasi) nessuno lo sa. Si trova presso la Palazzina Montalto di Villa Lante in Bagnaia a Viterbo e si chiama La famiglia di Dario presentata ad Alessandro (1613). Un’opera di cui molti viterbesi ignorano la presenza e poco conosciuta in quanto nel passato è stata poco pubblicizzata, nonostante il proprio valore storico ed artistico. Si tratta infatti di una delle poche certezze nella vita di Francesco Boneri, in arte Cecco del Caravaggio, garzone di bottega di Michelangelo Merisi (Caravaggio, appunto) e forse anche qualcosa di più.

Il valore di Boneri nella storia dell’arte e nella storia viterbese, ricordato durante il Festival Quartieri dell’Arte 2017 più volte da Gian Maria Cervo, è tornato alla ribalta delle cronache già da qualche anno dopo anni di non troppe attenzioni, diciamo così, grazie alla vendita milionaria del Sacrificio di Isacco. Caravaggio e i cosiddetti caravaggeschi, di cui Cecco fa evidentemente parte insieme a Bartolomeo Cavarozzi, sono una parte importante della storia viterbese.

La famiglia di Dario presentata ad Alessandro è un’opera unica nel repertorio di Cecco del Caravaggio, la cui vita e i cui spostamenti sono per lo più ignoti. Le poche conoscenze sono state recentemente inverdite dalla scoperta di Gian Maria Cervo di una iscrizione presumibilmente attribuibile a Francesco Boneri nella grotta del Santuario di Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia, che ha addirittura messo in dubbio la provenienza bergamasca di Cecco

Cecco del Caravaggio, come scrive Cecilia Bertolazzi su Stilearte.it non era “niente più che un soprannome per anni […]. Ricostruire il tracciato della sua vita è come seguire un oggetto nella corrente: a tratti è lì, sotto gli occhi, lucido e distinguibile. Poi d’improvviso sparisce, deglutito dall’acqua”. Ogni tanto però qualcosa riemerge come in Puglia. E qualcosa dovrà pur riemergere anche a Viterbo e a Villa Lante dove in pochi sanno del tesoro che si possiede. A partire anche dai siti di promozione turistica locale, come Visit Viterbo, che non citano nemmeno l’opera.

 

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